Commosso mi avvicino a vergare con l'inchiostro di questa vecchia tastiera le ultime parole di questo blog.
Che se non mi avessero spoilerato il finale, sarebbe stato più bello e più emozionante, ma la vita è così, le emozioni altrui van fatte proprie, le belle notizie sono gossip, le brutte notizie sono nutrimento di vita.
E con questo attacco generico ma frontale, andiamo a chiudere a testa alta, come sempre.
Siamo in tre a prendere l'aereo, io, mia moglie e il piccolo tenero Caccadura Aki, per gli amici "Gordo". Quale sia lo stato d'animo di un cane prima di una trasvolata di quattordici ore non è facile da descrivere. Il nostro amico sembra felice all'aeroporto, pur essendo digiuno da 24 ore.
Annusa tutti, fa amicizia con una bambina "Mami mani, i want to touch him" "Watch out, he can explode".
Fa amicizia con il personale che lo deve imbarcare, e questo è un bene perché devo sottopor loro il "fascicolo burocratico AKI".
Tiro fuori il dossier di 1500 pagine e il tizio mi dice "Oh, no problem... they're gonna check it in Europe".
Ma come, dico io come un bambino grasso a cui negano un calcio di rigore evidente.
Il tizio controlla che non abbiamo messo droga nella cuccia, la apre svogliato, la richiude. Vorrei dirgli che se nascondo della droga magari la metto sotto, non proprio sopra sopra. Ma comunque!
Aki riluttante entra, ma è un gran bravo ragazzo e non fa particolari storie. Sa che verrà premiato per il resto della sua vita con tortellini, tagliatelle, arepite, crescentine, pizza fatta in casa, sfrappole, sfrippole e cioccolata per sopprimerlo quando sarà troppo grasso.
Il cane entra nella gabbia alle 16 di un soleggiato pomeriggio di Miami. Ne uscirà circa 15 ore dopo, in un altro continente (il terzo appunto) senza poter mai fare la pipì. Cosa che per me fa di lui un eroe a prescindere.
Ce la farà? Di certo non lo aiuta psicologicamente essere sbattuto in stiva in mezzo alle valige. Da sempre, le valige non sono di grande compagnia, con tutti quei colori e quei sapori!
Salutiamo Aki, e con il sudore della fronte attendo che la signorina ci faccia un'offerta per viaggiare in business. L'offerta fortunatamente arriva ed è assolutamente abbordabile (il giorno prima ci avevano chiesto 4000 euro a testa per l'adeguamento!) - io ovviamente non lo faccio per me, ma lo faccio per il blog, per descrivere le emozioni di un viaggio in business.
E vado a descriverle.
Imbarco prioritario.
Un po' comincio a vergognarmi di passare innanzi a vecchini e invalidi, ma lo faccio comunque.
Veniamo accomodati nella nostra area, che è deserta, nel senso che è un volo con pochi passeggeri, come da studio fatto in maniera accurata prima, e siamo praticamente solo in 4 in questo salottino di business. Dico proprio salottino, il sedile è super-reclinabile, ci si può sdraiare.
Il problema psicologico è che entrano tutti i passeggeri di seconda classe e passando ti guardano come se fossero condannati a morte e tu avessi il potere di salvarli con un solo gesto del tuo pollice. Comincio e continuo a guardarmi le scarpe, che mai come in questo momento ho trovato così tanto interessanti.
Una volta che si sono accomodati tutti ci viene fornito un elegante kit di spazzolino, dentifricio, deodorante, mascherina per occhi e il menù. Ora, nei miei voli intercontinentali ho sempre mangiato in seconda classe l'ottimo menù vegetariano, quello col riso giallo di plastica, le verdure di plastica e la frutta di gomma. In genere lo preferisco alle lasagne di segatura e alla cotoletta di pollo fritta nella sugna e infilata tra il pane congelato.
Il menù della business comprende invece:
Tutto insieme, in un secchio, con un uovo sopra (cit.).
No scherzo, ma si può davvero avere tutto e più volte. E il menù è quello vero!
E qui, sarà che vengo da diversi mesi negli USA, vengo travolto dalla qualità del cibo!
E' buonissimo, ma soprattutto le olive. Non ho mangiato delle olive così sfiziose in vita mia.
Se qualcuno riesce a dirmi dove la Iberia compra le olive per la business class, ci faccio un investimento.
Chiedo anche che mi si faccia una foto di questo momento, in modo che resti a testimonianza duratura il mio stato di privilegio e imbarazzo allo stesso tempo.
Il tutto ovviamente annaffiato da un buon vino bianco del 1816, di quelli che forano i bicchieri, le cui uve furono inizialmente concepite e coltivate da Alessandro Manzoni, che poi però preferì aprire un blog anche lui.
Il volo è meraviglioso - riusciamo a dormire e a riposarci, a guardare un film buffo dove c'e' un tizio che una sera decide di uscire a cena e si spaccia per un altro per avere il suo tavolo prenotato, e sulla base di questo viene perseguitato tipo dalla malavita. Questo per dire che non ricordo il nome del film.
Arriviamo freschi e riposati all'aeroporto di Madrid.
Se ci siete stati, sapete bene che ci vogliono circa 45 minuti a piedi dagli arrivi intercontinentali alle partenze europee... ce li facciamo intorno a quelle che per noi sono circa le 2 del mattino.
Al controllo passaporti, avendo io anche ecceduto un po' la mia persistenza in USA, sono teso e stringo al cuore il dossier AKI, in modo che se ci sono problemi, posso dire che è colpa del cane che mi ha mangiato il visto.
Il tizio al controllo doganale sta facendo un'interessantissima conversazione con il suo collega, credo tema calcio e lo disturbiamo un po' perché ci fermiamo spontaneamente per farci controllare i passaporti "We are married" gli dico. Lui mi guarda come se avessero fischiato punizione alla sua squadra del cuore, stanno mettendo la barriera e lui vuole guardare, quindi ci fa passare.
Normale che i controlli non siano troppo approfonditi, episodi terroristici in Europa se ne verificano abbastanza pochi, che io sappia. E poi sappiamo tutti ormai che il vero problema è il cane, è lui quello pericoloso.
Passiamo, cerchiamo di intrufolarci nel salottino VIP Iberia ma il tizio ci guarda come se fossimo due spacciatori di droga in overdose e ci dice "Oh, your ticket has been upgraded, now you have to travel in second class, so you are not allowed". Il contrappasso più veloce di sempre.
Dopo avergli augurato diverse visite all'USDA, andiamo a sederci nella normale sala di aspetto.
Arriva il turno del nostro aereo, mentre ci imbarchiamo scorgiamo all'orizzonte la cuccia blu con AKI che, incredibile a dirsi, ha sempre la solita espressione come se qualcuno gli stesse facendo una foto (vedi sopra). Mia moglie esce dalla fila e comincia a corrergli incontro.
Due cecchini, posizionati all'ingresso del volo per Bucarest, cominciano a tenerla sotto tiro col puntino rosso. Io mi getto su di lei, salvandole la vita e facendola rotolare verso l'ingresso del nostro aereo. I due cecchini fanno partire contemporaneamente un proiettile che rimbalza sull'asfalto, e sfreccia in direzione del cane. Il cane viene messo nella stiva un millesimo di secondo prima che il proiettile si conficchi nella gabbia, aprendo uno squarcio che viene salutato da Aki con uno sbadiglio*.
(*=potrebbe non essere accaduto)
Il volo Madrid - Bologna è strettissimo, ma per noi sono le 4 del mattino quindi addormentarsi di nuovo è un attimo.
Si tocca il suolo, alle 12 di una tiepida giornata bolognese.
Rieccomi O torri, sorgenti dal centro ed elevate al cielo. Cime ineguali, note solo a chi è cresciuto tra voi. Mia colpa, mia colpa, mia maxima colpa. Impresse nella sua mente, non meno che l'aspetto de' miei familiari - torrente Reno dalla finestrella, come il suono delle voci da Altero. Ville di milordini sparse e biancheggianti come branchi di comunisti che non si sa perché hanno tutti i privilegi. Rieccomi!
Quanto è lieto il passo di chi, cresciuto tra voi, a voi ritorna, ma nel frattempo almeno lo stadio lo avete coperto? Chi vuol esser lieto sia , del doman tristezza e noia recherai l'ore, ora pronobis e fino alla fine forza Bologna.
Dopo questo momento lirico, ricomincia l'ansia.
Ritiro fuori il dossier Aki, ed entriamo.
Aki è incredibilmente vicino al rullo delle valige. Da solo. In posa come se qualcuno dovesse fargli una foto. Chiunque potrebbe prenderlo, ma la sua puzza fa sì che anche i più amanti degli animali, girino i tacchi. Non a caso il suo nome, come già detto, è anche Mr Stinking.
Accorriamo con gioia. Il cane comincia a piagnucolare, vedendoci. E' un momento bellissimo, non fosse che io cerco nervosamente il feldmaresciallo a cui esibire i documenti. Non c'e'.
Lasciamo il cane sulla gabbia, la carichiamo sul carrellino e andiamo verso l'uscita.
A questo punto c'e' finalmente il controllo dogana.
Come Fantozzi che consegna di sua volontà la radiolina, vado verso il feldmaresciallo.
Lui mi guarda, come se lo stessi disturbando mentre sta parlando di calcio col suo collega, e ci fa "Se non avete niente da dichiarare, non c'e' bisogno di fermarsi".
Anche un cieco vedrebbe il cane, non tanto perché è gigantesco e sta scodinzolando ed esultando come Sussi quando segnò al Parma, ma soprattutto per il sopracitato odore.
Io, che sono esausto, tiro dritto e qui finiscono i controlli sul cane e su di noi.
Zero. Nulla.
Questo lungo racconto vi torni alla mente ogni qualvolta pensiate di essere al sicuro.
L'illusione della sicurezza, ricordate queste mie oscure parole.
L'illusione. Della sicurezza.
Prendiamo un taxi, in 10 minuti siamo a casa, mamma mia che strade orribili e piene di buchi ci sono a Bologna. Ci facciamo scaricare al giardino, apriamo la gabbia con un coltellino svizzero e Aki fa una pipì cronometrata 27 minuti e 45 secondi, che c'e' gente che ci andava a medaglia nei 10.000 metri quando non c'erano i kenioti.
Aki impazzisce di gioia per 3 minuti, dopo riassume la sua posizione da cane che attende pazientemente il fotografo.
Saluto i miei genitori visibilmente commossi. Saliamo in casa visibilmente stanchi.
Doccia, riposino e poi, grazie alla munificità dei miei genitori appunto, scaldiamo un po' di brodo e ci metto i tortellini.
Il sapore andrebbe descritto utilizzando lo stile di Proust, se mai io avessi letto Proust.
Siccome per me Proust resta e resterà sempre un pilota della Ferrari, lo descriverò con parole mie... non ti rendi conto di certi sapori se non li abbandoni per sempre e poi il per sempre diventa per poco.
Io non sono un amante dei tortellini, nel senso che mi piacciono ma non ci muoio dietro, ma quei tortellini, quel sapore, quel negletto piacere che ridesta i mai sopiti sensi, per sempre accompagnerà la mia memoria e per sempre lo associerò alla mia casa in contrapposizione al cheddar cheese strafritto nell'aglio, che associo a Miami, insieme all'eterna musica latino americana ovunque.
E qui, con la foto di me che faccio annusare ad Aki i suoi primi tortellini, finisce il blog "Un Bolognese alla Florida". Il blog rimarrà aperto, e continuerò a scrivere del più o del meno, ma "Un Bolognese alla Florida" finisce, come è normale che sia qui.
Da questo breve, ma spero intenso carodiario, verrà tratto un libro (il mio terzo! come passa il tempo!) e di questo libro verrà stampata una sola copia.
E questa unica copia verrà regalata a TE, così saprai quello che succedeva al babbo e alla mamma mentre ti aspettavano.
FINE
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