martedì 8 marzo 2016
Masterchef edizione speciale con Cheddar Cheese
Proprio così, ha avuto grande eco tra me e mia moglie l'epilogo del noto polpettone televisivo a puntate relativo ai polpettoni, che si è svolto e in differita negli USA grazie a tecnologie da furbetti come la VPN, che consiglio di utilizzare a chiunque finisca su questo post perché vuol vedere programmi dall'Italia, aumma aumma. E ho utilizzato Sky Online, non Sky Go, sia chiaro, ri aumma aumma.
Questo per introdurre l'argomento show televisivi, che negli USA l'intrattenimento è sacro, come l'ospite che porta la birra in Italia.
Mi sembra di capire che all'America la tv è tutto a pagamento - quando stipulammo (!) il contratto ADSL era tipo 100 euro, solo ADSL, e poi, dice, per i canali via cavo devi pagare quasi altrettanto, se non di più. Puoi comprare vari pacchetti, noi prendemmo (!) quello base, e invece di 100 euro, spendemmo (!) 101 euro.
Proprio così, nessuno usa più il passato remoto ed è giusto sottolineare l'emotività di tale utilizzo.
Nel pacchetto base sostanzialmente non c'e' nulla, credo, ma non lo saprò mai, non avendo mai proceduto all'acquisto della tv, che tanto appunto guardo Masterchef sul Mac e il Bologna su rojadirecta, cosa mai può servire un televisore? A guardare il baseball? Meglio una febbre maligna!
Ma sono stato in case dotate di cavo e voglio di conseguenza segnalare due show USA che mi sono piaciuti davvero tanto:
- Impractical Jokers - sostanzialmente quattro amici fanno scherzi in luoghi pubblici e si sfidano a chi molla. Difficile da descrivere, ma assolutamente da vedere, c'erano delle maratone di 6-8 ore consecutive veramente da non lisciare, come si diceva a Panarea. Ma c'erano poi maratone di tutto, di Walking Dead, dei Simpson, di Family Guy....
-That 70's Show - serie televisiva che in Italia non avevo mai visto. Veramente ben fatta, dialoghi curatissimi, personaggi tutti divertenti e un giovane Ashton Kutcher veramente buffo (nella foto appunto c'e' lui, nei panni di Kelso). Mi sono fatto l'abbonamento a Netflix per vederlo sul MAC
Per quanto riguarda il Masterchef, mi piace la gente che piange quando sbaglia un tortellone.
Mi fa sentire un uomo forte, anche perché i miei tortelloni sono sempre molto thick e se dovessi piangere ogni volta!
Questa edizione è stata caratterizzata dall'eterna sfida italiana tra la semplicità rappresentata da Erica e la passione, la voglia di imparare e anche le capacità tecniche di Alida.
Siamo un paese un po' cuscì, e i giudici, assaggiando cose che assaggiano solo loro, hanno ben saputo pilotare la trasmissione verso un finale dicotomico che andrò a descrivere.
Analizziamo i metasignificati di Masterchef. Anche a voi vien voglia di acquistare un asciugone Regina alla fine di ogni puntata? A me sì, e non capisco mai il perché.
Ad ogni modo. Le pubblicità disponibili on demand ci fanno vedere Cracco e Barbieri alle prese con patatine in busta e pomodorini sottovetro, ha visto signora? Per fare alta cucina alle volte basta essere semplici, c'e' mica bisogna di far quella cottura sottovuoto lì, che poi mi han detto che non riesci a smettere.
La finale rappresenta quindi due anime dell'Italia e seguirla via twitter è quasi più entusiasmante che vederla in tv.
La gente odia Alida, perché Alida ama cucinare e sa fare le cose e soprattutto è una prima della classe. Ora, essere una prima della classe, non è un dono naturale, è una cosa che costa fatica e impegno e dedizione. Acquisisce tecniche importanti, ovviamente essendo cuoca amatoriale non è perfetta, ma fa capire più o meno dalla seconda puntata di essere ben più capace di tutti i concorrenti, se si esclude Rubina, eliminata non si sa come a metà trasmissione e che comunque, sempre stando a twitter, vince la finale a mani basse grazie al vestito rosso. E quando dico mani basse, sappiate che non scrivo mai nulla a caso.
Alida non è umile, si può dire, come non è umile chi capisce di essere 10 spanne superiore, e piange spesso, come piangono tutti in sta cucina, che effettivamente la tensione deve essere alta o le cipolle sono molto potenti.
A questo punto gli sceneggiatori cominciano a costruire una storia veramente niente male - costruiscono un'eroina, Erica, abbandonata dal marito, pasticciona, che fa errori madornali, che si salva sempre all'ultimo secondo grazie alla sua tenacia e alle cagate degli altri. E grazie soprattutto ai suoi piatti, che nessuno assaggia se non i giudici,e che quantomeno rocambolescamente la portano alla finale.
E Erica, l'italiana "semplice", vola, tra un prova e l'altra. In finale, grazie a un tortellone ben fatto (!) ottiene un vantaggio inimmaginabile, ovvero cucinare un'animella mentre Lorenzo il macellaio (per cui tutti noi uomini tifiamo dal primo secondo) deve coniugare 500 ingredienti diversi davanti a una chef napoletana incinta che gli dice a ripetizione "Guaglion, scurnacchiat ma co cazz shtai facenn'???".
Lorenzo esce, tra le mie lacrime, ed ecco la finale tutta italiana (Maradona l'avevamo lasciato in panchina per una volta).
Ed ecco anche il motivo di questo lungo post che può sembrare off topic. Ma quando prendi CERTE decisioni, ogni segnale, ogni indicazione può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta, come dicono Al Pacino e Arrigoni in quel monologo sul football americano e su Mantova - Bologna, rispettivamente.
Vincerà l'Italia semplice, che non sa far molto, che ispira simpatia e che soprattutto trae godimento dal vedere la faccia delusa da chi ha dedicato la vita a qualcosa o vincerà l'Italia che si fa un culo tanto, che prova a osare, che cerca di imparare ogni tecnica e che trasuda passione in quel che fa in ogni piatto?
La risposta, la sapete tutti, ormai.
Vince l'Italia semplice, con una cappasanta alla mortadella e una al cioccolato bianco che tramortisce il palato dei giudici, mandandoli in paradiso senza ritorno, perché a una tale finezza, stranamente, loro non avevano mai pensato.
E su twitter esplode la gioia contro Alida. La sua espressione "Ma chi cazzo ha vinto?" diventa trending topic e l'Italia si abbraccia e tira un sospirose di sollievo.
E' quindi questo il paese in cui ritornare, mi chiedo tra me e me, col cuor sospeso e l'anima mai cheta.
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