giovedì 24 marzo 2016

Vuoi far trasvolare un cane? Niente di più facile.

Seriamente.
Qualcuno di voi ha mai avuto l'idea di portare un cane dagli Stati Uniti in Europa, più precisamente in Italia?
No, perché mai dovreste! Il cane si abbandona, si lascia lì, sono sicuro che se la cava, l'istinto, la natura, la capacità di adattamento, qualcuno gli darà da mangiare, è pieno di volatili da inseguire là fuori. Magari ne prende uno prima o poi.
Una volta per essere alternativi, si ascoltava musica metal, non si andava alle feste, si era persone serie e diligenti, obbedienti delle leggi e dei regolamenti.
Oggi, per essere veramente alternativo, devi affrontare i problemi.
Non devi risolverli nella maniera più facile, tipo abbandonare il cane sull'autostrada, anche se è una Disgrazia con la D minuscola. Devi provare a portare un cane da un continente all'altro.
Tra l'altro e' molto semplice.

Questo post vuole quindi anche essere un  tutorial per chi ha questa esigenza.

Siamo andati alla Human Society di North Miami per il primo step.
Se siete a Miami, questo è il posto più economico dove vaccinare un cane e impiantargli un chip. Se non conoscete Miami, Miami è una città in cui ti chiedono 700 euro per una visita ginecologica. Quindi, ascoltatelo sto consiglio.
Arriviamo lì, ingenuamente, di sabato.

E' l'apocalisse.

Giuro. Io non ho mai avuto un cane o un gatto, ma quel giorno abbiamo portato sia il cane che il gatto. Tutti e due in due gabbie diverse. Ora il cane è papichulo, è già stato detto, va dentro la gabbia che sembra un marine, entusiasta, pronto ad abbaiare al mondo.
Il gatto, no. Il gatto è abitudinario. Non fa mai un cazzo di diverso. Entrare in una gabbia, ti tira giù il mondo miagolando e facendoti sentire una merda. In macchina è straziante: miagola da Ludlum Road a dopo l'aeroporto finto. Chi è di Miami, ci siamo capiti.
Guidiamo sotto una pioggia torrenziale. Che c'e' sempre a Miami, quando guido io.
Arriviamo lì ad un orario decente, tipo le 10.30.

E' l'inferno.

Ci sono 140 cani che abbaiano e attendono il loro turno per essere vaccinati in uno spazio di 15 metri quadrati.
E 30 gatti rinculati nelle gabbie, terrorizzati da questa esperienza che per loro deve essere come per noi stare in bocca a un tirannosauro per un weekend.
Abbiamo 30 numeri davanti a noi. Che vuol dire, chiedo alla sorridentissima e incredibile volontaria, circa 3 ore.
3 ore tra i cani impazziti.
Uno in particolare. Di quelli che attaccano briga anche contro la sabbia immobile.
Abbaia a 35 latrati al minuto, è piccolo, grigio, orrendo. La padrona è di quelle svampite, tipo "Sarà mica il mio cane quello che abbaia?"
La padrona è lì prima di noi e andrà via dopo di noi, il che mi fa pensare che abbia un cane insopportabile e lo porti lì tutti i giorni solo per rompere le balle a tutti gli onesti lavoratori italiani all'estero. Purtroppo non ho una foto di sto cane rompiballe.

E' il casino più totale.

Il più tranquillo, strano a dirlo, è il cane punk, che è spaventato più di me.


Ma ne usciamo vivi: Aki (che in questo periodo viene misteriosamente ribattezzato Caccadura) si becca la vaccinazione antirabbica, la cura antivermi e la cura antiparassitari che fanno esplodere il cuore. Questo è solo il primo dei 300 accorgimenti che vengono richiesti perché un cane viaggi in Italia, che Renzi ci tiene moltissimo a sta cosa, immagino. Degli altri parlerò nel prossimo post.

Due parole su Caccadura.
Durante la visita medica è encomiabile. Si fa infilare sonde in maniera umiliante, si becca un chip sottopelle tramite un punturone grande come un missile, si fa analizzare feci su feci standosene buono e speranzoso di ricevere il paninino che gli ho promesso. Quale e quanto grande sarà la sua delusione quando non gli darò neanche il paninino, perché la vita è fatta di sacrifici!

Alle 13.30 usciamo con cane e gatto vaccinati e io sono distrutto, è stata sicuramente una delle giornate più impegnative della mia vita, e immaginatevi quindi la mia vita.

Ma vengo subito ricompensato, perché sulla strada del ritorno c'e' la fabbrica delle ciambelle!
Dove divento per un giorno impiegato modello, ma impiegati di quelli che si mangiano tutte le ciambelle.





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