martedì 23 febbraio 2016

La motonave a Honduras: EPILOGO







Tutto è ben quel che finisce in mare, come si usava dire ai tempi della buonanima, quando le crociere arrivavano in orario.
E' anche nel nostro caso, la nave approda a Houston addirittura la notte prima di quanto previsto (ma era proprio necessario correre durante la tempesta, ci chiediamo?) per un'ultima orgia collettiva di cibo e cheesecake. Ho tralasciato un po' gli altri scali perchè non succede molto... Cozumel val bene una mezza messa, come si suol dire, ma non ha lo stesso spessore e sapore di Reggio Calabria.
Il Belize ha un nome buffo, un clima calidissimo e c'era un negozio che vendeva abiti in bambù.
(l'ho descritto come lo descriverebbe un bambino di 3 anni e in fondo non sono poi così lontano).
Giova invece ricordare un epiosodio avvenuto vicino a un ponte nel Belize.. dopo aver visitato un paio di negozietti tipici e aver acquistato i tipici platanitos fritti (1 dollaro del belize a pacchetto) ci incamminiamo verso un ponticello. Un rasta, che mi perdonerà se lo chiamo rasta, ma era effettivamente un rasta, mi si avvicina e guardando la mia faccia da vita vissuta all'estremo mi offre del fumo, apostrofandomi con le seguenti parole: "So Belize would be not so boring".
Direi che queste parole racchiudono perfettamente in sintesi la nostra gita a Belize, per cui non mi dilungherei oltre, avendo paura di perdere i miei 12 lettori.

Giova descrivere anche la perfetta organizzazione dello sbarco dei passeggeri: si lasciano le valige la sera prima fuori dal corridoio, di modo che vengano portate direttamente al controllo passaporti. Viene assegnato un colore e un numero e un'ora di sbarco. Nel nostro caso le comodissime 10.20 del mattino... quindi niente alzatacce, colazione abbondante e sole in piscina.
Alle 10.20 ci fanno effettivamente scendere, ritiriamo il bagaglio e passiamo per il controllo passaporti. Il mese di Gennaio sta ormai finendo, e il solerte impiegato imperialista e capitalista sfrenato mi ricorda che va avvcinandosi a balzelloni il mio termine ultimo per restare negli USA legalmente. Gli dico "Lo so, lo so, non lo sapessi, ma lo so" sperando che una tale citazione colta gli rallegri un po' l'animo.
Non è così, mi timbra il passaporto, scuote la testa, punta il senegalese dietro di me e ci lascia ai nostri pensieri.

Siamo ormai al bivio e dobbiamo decidere se
- rimanere negli USA
- ritornare in Italia per registrare il matrimonio e poi tornare negli USA
- ritornare in Italia per registrare il matrimonio e restarci.

Nei prossimi avvincenti post, che saranno di grande utilità per chi sta pensando di trasferirsi negli USA, faremo un po' un sunto dei pro e contro e racconteremo quali sono gli ostacoli burocratici da affrontare e come superarli. Conosceremo finalmente Aki, il cane che ha fatto la cacca in tre continenti diversi e la sua incredibile storia.

Restate quindi sintonizzati, pare proprio che leggere l'evolversi di questo blog sarà più avvincente di un'esibizione di Renato Zero a Sanremo.


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