domenica 12 giugno 2016

Fenomenologia del supermercato - trilogia. L'uomo che sussurrava ai codici a barre.



E' quasi un mese che ce l'ho impresso nella memoria.

Lo devo buttare fuori, ma per farlo, non posso esimermi dallo scrivere uno sceneggiato sui supermercati. Un po' mi vergogno, sembro un po' quei comici di bassa leva che fanno umorismo sui supermercati, sulle pubblicità e sulla politica. Ma d'altronde, è quel che sono.

Dicevo, circa un mese fa. Mi aggiro per l'Esselunga, un po' stanco, un po' infastidito dalla tanta gente, troppa gente, ma quanta gente c'e' in giro? Evviva la gente, la trovi ovunque vai, diceva il poeta. Ma però anche se non la trovi ogni tanto, evviva. Aggiungo.

Nel groviglio di lamiere sbandanti e carne flaccide, scorgo un umarell.
Si, lo so, i comici di bassa lega parlano sempre degli umarell. Ma d'altronde, è quel che sono. Un umarell, non un comico di bassa lega. Braccia incrociate, fissa attentamente i prezzi della frutta secca, quelle cose tipo datteri, che nessuno secondo me compra mai i datteri, come li usi? Ad ogni modo è lì concentratissimo sui datteri, fissa il prezzo, memorizza.
Io lo noto, perché un comico di bassa lega si guadagna da vivere scrivendo degli umani difetti e li cannibalizza a volte distorcendoli allo scopo di ottenere una grassa e facile risata, a volte da sconosciuti che neanche la meritano.
Io lo noto, soprattutto perché devo comprare una cosa di fianco ai datteri. E' "il coriandolo".
No, non mi riferisco certo al carnevale, ahahaha! (che bassa lega, che sono)
E' un'erba aromatica, poco usata in Italia, se non a Febbraio a Venezia (buona questa).
Non c'e' mai nei supermercati, non si sa perché questo Paese vada avanti solo a prezzemolo e basilico. Mah.
E niente, io piuttosto di chiedere "permesso?" preferisco andare all'altra Esselunga.
Perché noi uomini siamo così? Perché non chiediamo mai le indicazioni per le strade? Perché non chiediamo mai niente? Perché facciamo così fatica?
Non posso rispondere a queste domande, perché non posso chiederle a me stesso, altrimenti non sarei un uomo.
E allora niente, vado a fare un tuffo nella vasca degli affettati e dei formaggi in offerta, dopo torno  coriandolo zone. Ovviamente il coriandolo è finito, ma questa è un'altra storia.
Vado a visionare il pesce, lo sa, signora, che con 2 euro e 20 di filetti di gallinella riesco a fare un buon primo di pesce? Ah, lo so, sa? Io con i totani al 30% ho fatto un bellissimo maglione ai miei nipotini, ri-sa!
Mentre mi preparo mentalmente a questa conversazione, ecco di nuovo l'umarell.
Mani dietro la schiena, sta memorizzando il prezzo di tutto il pesce.
Non ha ancora comprato niente.
Non ha una busta.
Non ha un carrello.
Non ha una moglie.

Comincio ad avere un po' di paura, proseguo nella mia spesa frettolosa, che quando si fa la spesa si ha sempre fretta, signora, sa! Sia mai che mi ricordo di comprar tutto in una volta!

Scorgo l'umarell memorizzare le carni rosse, lo scorso vivisezionare il costo dei preziosissimi sottaceti, delle tamerici salmastre ed arse, dei vestimenti leggieri, dei miei tremuli pensieri che piovigginando sale. E pepe. Anche quelli sta memorizzando.

(Sono un comico di bassa lega, ma non faccio ironia sugli errori involontari ma buffi del correttore automatico. Li correggo e basta)

Nel tumulto dei punti fragola mi dimentico di lui, finché non lo riscorgo nel reparto surgelati, dove sta memorizzando il prezzo delle olive ascolane. Poi si sposta verso i gelati, e ogni amarena viene alfabetizzata, ogni pan di spugna (non refuso da correttore, ma giuoco di parole) viene gettato, ogni crocchetta viene mandata a mente. Si aggiusta gli occhiali. Paziente. Inflessibile. Rigido.

Vado vicino, sto per fargli la domanda che renderebbe questo post memorabile.

Per un attimo, da comico di bassa lega, penso di inventarmene una solo per una conclusione che faccia ridere i miei lettori, ma rinuncio a questa mania di protagonismo.

Non gli faccio la domanda. Anzitutto perché sono un uomo, e non chiedo. Per giustificarmi, mi convinco che un mistero così debba rimanere irrisolto, il cuore di ogni persona saprà dove collocare l'uomo che sussurrava ai codici a barre e come catalogarlo.
A me piace pensare che viva nel reparto surgelati, tra i tranci di carne importati e i gamberi che compiono il lungo viaggio della speranza dal pacifico all'Esselunga di Bologna.
Ogni tanto l'umarell si scongela, per verificare che nessuno abbia ancora comprato i datteri.
A quel punto sazia la sua curiosità di verificare che il paniere Istat sia indicizzato correttamente al costo delle derrate. E poi torna a congelarsi, ridendo di gusto davanti ai gamberi con la scritta "Prodotto decongelato! NON RICONGELARE!" e abbandonandosi a un piacevole sonno fatto di sogni datterini.

Un amabile sorriso mi si stampa sulla bocca al pensiero, subito ucciso dal conto che pago alla cassa, ma come non dovevo comprare solo sedano e carote? Ed esco, arrabbiato, a riveder i pan di stelle.



lunedì 2 maggio 2016

Leicester campione d'Inghilterra - racconto Zen



Alcuni racconti zen sono antichissimi, eppure di estrema attualità. 
Altri sono di estrema attualità, eppure ci appaiono antichissimi. 

Fine del racconto Zen.

Ora parliamo del Leicester. 
Parola che non dice niente a quasi nessuno... ma che da stasera e da domani sarà su tutti i telegiornali per un servizio di 2 minuti e mezzo su "la bella favola" e su "quanto è bello il calcio". 
Semmai per errore passasse  il messaggio che il calcio è bello vissuto allo stadio, immancabili la prossima domenica arriveranno gli incidenti allo stadio causati dai servizi segreti, ma questa è un'altra storia, chi deve sapere sa, chi non sa, sappia che non sa.

Ad ogni modo per chi ignora cosa sia successo, è un po' come se l'Atalanta avesse vinto lo scudetto in Italia. Spero che l'equivalenza sia giusta, probabilmente c'e' qualche squadra più appropriata, ma non mi viene in mente. 
Una squadra che non ha mai vinto uno scudetto , che fino a due fa militava nella seconda serie, inizia il campionato con lo stesso obiettivo dell'anno scorso, salvarsi. 
Per fare capire il valore dell'impresa, alcuni bookmakers pagano lo scudetto del Leicester 5000 a 1. 
Perchè il contesto è terribile, il campionato inglese è combattutissimo e le squadre di vertice che possono vincere sono tante: Chelsea, Manchester City, Manchester United... in genere se la smazzano loro. Ma poi c'e' l'Arsenal, poi c'e' il Tottenham... e c'e' il Liverpool... 
Insomma, per vincere uno scudo in Inghilterra devi arrivare davanti a tutta sta gente qui... chi mastica un po' di calcio sa cosa intendo. 
Il Leicseter è allenato da Massimo Ranieri, bravo cantautore napoletano che ricordiamo per hit come "La vestaglia", che anche lui, ho verificato svogliatamentevsu google, non ha mai vinto un titolo. 
Ranieri assomiglia a Geppetto. 
Guardandolo dalla televisione sembra una bravissima persona, nelle parole è sempre misurato, sembra un galantuomo d'altri tempi, Mourinho ricordo che lo perculava sempre a più non posso perchè non aveva mai vinto niente... e allora cominci anche a pensare "Le brave persone non vincono mai niente, ma restano pur sempre delle brave persone".
Geppetto quest'anno ha vinto il suo primo titolo, e ha reagito con estrema gioia urlando in mondovisione  "Pinocchio!". 
No, che burlone che sono. Ho letto che non ha guardato la partita di stasera perchè è volato in Italia a mangiare con la sua mamma 96enne...chissà cosa si sono detti, e soprattutto chissà cosa si sono mangiati,ma soprattutto chissà quanto hanno speso. 
Ma saranno poi fatti loro... resta il fatto che era sul volo di ritorno e non ha assistito all'incredibile partita di stasera tra Tottenham e Chelsea, derby di Londra numero 1500. 
Finita 2-2, con un goal incredible, con lo stadio che ha tremato e lo abbiam sentito fin qui...
Facendola breve.. se il Tottenham vinceva teneva aperta la lotta scudetto, se non vinceva era leggenda.
Tutto il mondo tifava Chelsea, a parte i tifosi del Tottenham che diventano purtroppo per loro una delle tifoserie più beffate di sempre. Perchè questo scudetto avrebbero potuto vincerlo, e forse lo avrebbero meritato per il gioco quasi sempre espresso, e la loro faccia alla fine era terribile. 
Nell'ultima azione 3 giocatori del Tottenham sono entrati in maniera assassina su qualunque cosa si muovesse, e chi è empatico ha solo potuto intuire cosa stavano passando...
Perchè dove c'e' una grande gioia calcistica spesso c'e' anche un grande dolore. 
Ad ogni modo,  il Leicester ha fatto sognare tutti dall'inizio... soprattutto me!
Io nella mia spensierata gioventù legata ai videogiochi giocavo sempre a Football Manager per Commodore 64 allenando squadre orribili cercando di farle arrivare al titolo. 
Prendevo sempre l'Halifax che perdeva sempre la prima partita 0-2... credo fosse un bug del videogioco, ma ogni volta ci riprovavo e ogni volta ribeccavo 0-2.  

Insomma, non voglio poi farla lunga che è tardi... tanto domani ci ricameranno tutti... 
Voglio solo ringraziare il Leicester e Geppetto Ranieri perchè ci hanno fatto veramente sognare, hanno dato un senso alla nostra esistenza di tifosi speranzoni e perculati, da sempre beffati ma che continuano a sognare... 
Non ci sarà credo un boom di tifosi del Leicester, nel senso che temo che questa squadra non possa reggere a questi livelli, quindi il tifoso opportunista, per intenderci, quello che delle emozioni vere del calcio non sa nulla, per intenderci, lo juventino, non si affeziona a una squadra del genere. 

Tanti adulti invece stasera andranno a letto contenti perchè gli hanno finalmente raccontato una favola dopo tanti anni di realtà.
Domattina si ricomincia presto a lottare per non retrocedere. 
Ma lo sguardo, memori della favola, va sempre rivolto verso l'alto. 


 



martedì 26 aprile 2016

La fine e il principio



Commosso mi avvicino a vergare con l'inchiostro di questa vecchia tastiera le ultime parole di questo blog. 
Che se non mi avessero spoilerato il finale, sarebbe stato più bello e più emozionante, ma la vita è così, le emozioni altrui van fatte proprie, le belle notizie sono gossip, le brutte notizie sono nutrimento di vita. 
E con questo attacco generico ma frontale, andiamo a chiudere a testa alta, come sempre. 

Siamo in tre a prendere l'aereo, io, mia moglie e il piccolo tenero Caccadura Aki, per gli amici "Gordo". Quale sia lo stato d'animo di un cane prima di una trasvolata di quattordici ore non è facile da descrivere. Il nostro amico sembra felice all'aeroporto, pur essendo digiuno da 24 ore. 
Annusa tutti, fa amicizia con una bambina "Mami mani, i want to touch him" "Watch out, he can explode". 
Fa amicizia con il personale che lo deve imbarcare, e questo è un bene perché devo sottopor loro il "fascicolo burocratico AKI". 
Tiro fuori il dossier di 1500 pagine e il tizio mi dice "Oh, no problem... they're gonna check it in Europe". 
Ma come, dico io come un bambino grasso a cui negano un calcio di rigore evidente. 
Il tizio controlla che non abbiamo messo droga nella cuccia, la apre svogliato, la richiude. Vorrei dirgli che se nascondo della droga magari la metto sotto, non proprio sopra sopra. Ma comunque!
Aki riluttante entra, ma è un gran bravo ragazzo e non fa particolari storie. Sa che verrà premiato per il resto della sua vita con tortellini, tagliatelle, arepite, crescentine, pizza fatta in casa, sfrappole, sfrippole e cioccolata per sopprimerlo quando sarà troppo grasso. 
Il cane entra nella gabbia alle 16 di un soleggiato pomeriggio di Miami. Ne uscirà circa 15 ore dopo, in un altro continente (il terzo appunto) senza poter mai fare la pipì. Cosa che per me fa di lui un eroe a prescindere. 
Ce la farà? Di certo non lo aiuta psicologicamente essere sbattuto in stiva in mezzo alle valige. Da sempre, le valige non sono di grande compagnia, con tutti quei colori e quei sapori! 
Salutiamo Aki, e con il sudore della fronte attendo che la signorina ci faccia un'offerta per viaggiare in business. L'offerta fortunatamente arriva ed è assolutamente abbordabile (il giorno prima ci avevano chiesto 4000 euro a testa per l'adeguamento!) - io ovviamente non lo faccio per me, ma lo faccio per il blog, per descrivere le emozioni di un viaggio in business. 
E vado a descriverle. 
Imbarco prioritario. 
Un po' comincio a vergognarmi di passare innanzi a vecchini e invalidi, ma lo faccio comunque. 
Veniamo accomodati nella nostra area, che è deserta, nel senso che è un volo con pochi passeggeri, come da studio fatto in maniera accurata prima, e siamo praticamente solo in 4 in questo salottino di business. Dico proprio salottino, il sedile è super-reclinabile, ci si può sdraiare. 
Il problema psicologico è che entrano tutti i passeggeri di seconda classe e passando ti guardano come se fossero condannati a morte e tu avessi il potere di salvarli con un solo gesto del tuo pollice. Comincio e continuo a guardarmi le scarpe, che mai come in questo momento ho trovato così tanto interessanti. 
Una volta che si sono accomodati tutti ci viene fornito un elegante kit di spazzolino, dentifricio, deodorante, mascherina per occhi e il menù. Ora, nei miei voli intercontinentali ho sempre mangiato in seconda classe l'ottimo menù vegetariano, quello col riso giallo di plastica, le verdure di plastica e la frutta di gomma. In genere lo preferisco alle lasagne di segatura e alla cotoletta di pollo fritta nella sugna e infilata tra il pane congelato. 
Il menù della business comprende invece: 


Tutto insieme, in un secchio, con un uovo sopra (cit.). 
No scherzo, ma si può davvero avere tutto e più volte. E il menù è quello vero!
E qui, sarà che vengo da diversi mesi negli USA, vengo travolto dalla qualità del cibo! 
E' buonissimo, ma soprattutto le olive. Non ho mangiato delle olive così sfiziose in vita mia. 
Se qualcuno riesce a dirmi dove la Iberia compra le olive per la business class, ci faccio un investimento. 
Chiedo anche che mi si faccia una foto di questo momento, in modo che resti a testimonianza duratura il mio stato di privilegio e imbarazzo allo stesso tempo. 

Il tutto ovviamente annaffiato da un buon vino bianco del 1816, di quelli che forano i bicchieri, le cui uve furono inizialmente concepite e coltivate da Alessandro Manzoni, che poi però preferì aprire un blog anche lui. 
Il volo è meraviglioso - riusciamo a dormire e a riposarci, a guardare un film buffo dove c'e' un tizio che una sera decide di uscire a cena e si spaccia per un altro per avere il suo tavolo prenotato, e sulla base di questo viene perseguitato tipo dalla malavita. Questo per dire che non ricordo il nome del film. 
Arriviamo freschi e riposati all'aeroporto di Madrid. 
Se ci siete stati, sapete bene che ci vogliono circa 45 minuti a piedi dagli arrivi intercontinentali alle partenze europee... ce li facciamo intorno a quelle che per noi sono circa le 2 del mattino. 
Al controllo passaporti, avendo io anche ecceduto un po' la mia persistenza in USA, sono teso e stringo al cuore il dossier AKI, in modo che se ci sono problemi, posso dire che è colpa del cane che mi ha mangiato il visto. 
Il tizio al controllo doganale sta facendo un'interessantissima conversazione con il suo collega, credo tema calcio e lo disturbiamo un po' perché ci fermiamo spontaneamente per farci controllare i passaporti "We are married" gli dico. Lui mi guarda come se avessero fischiato punizione alla sua squadra del cuore, stanno mettendo la barriera e lui vuole guardare, quindi ci fa passare. 
Normale che i controlli non siano troppo approfonditi, episodi terroristici in Europa se ne verificano abbastanza pochi, che io sappia. E poi sappiamo tutti ormai che il vero problema è il cane, è lui quello pericoloso. 
Passiamo, cerchiamo di intrufolarci nel salottino VIP Iberia ma il tizio ci guarda come se fossimo due spacciatori di droga in overdose e ci dice "Oh, your ticket has been upgraded, now you have to travel in second class, so you are not allowed". Il contrappasso più veloce di sempre. 
Dopo avergli augurato diverse visite all'USDA, andiamo a sederci nella normale sala di aspetto. 
Arriva il turno del nostro aereo, mentre ci imbarchiamo scorgiamo all'orizzonte la cuccia blu con AKI che, incredibile a dirsi, ha sempre la solita espressione come se qualcuno gli stesse facendo una foto (vedi sopra). Mia moglie esce dalla fila e comincia a corrergli incontro.
Due cecchini, posizionati all'ingresso del volo per Bucarest, cominciano a tenerla sotto tiro col puntino rosso. Io mi getto su di lei, salvandole la vita e facendola rotolare verso l'ingresso del nostro aereo. I due cecchini fanno partire contemporaneamente un proiettile che rimbalza sull'asfalto, e sfreccia in direzione del cane. Il cane viene messo nella stiva un millesimo di secondo prima che il proiettile si conficchi nella gabbia, aprendo uno squarcio che viene salutato da Aki con uno sbadiglio*. 
(*=potrebbe non essere accaduto)
Il volo Madrid - Bologna è strettissimo, ma per noi sono le 4 del mattino quindi addormentarsi di nuovo è un attimo. 
Si tocca il suolo, alle 12 di una tiepida giornata bolognese. 

Rieccomi O torri, sorgenti dal centro ed elevate al cielo. Cime ineguali, note solo a chi è cresciuto tra voi. Mia colpa, mia colpa, mia maxima colpa. Impresse nella sua mente, non meno che l'aspetto de' miei familiari - torrente Reno dalla finestrella, come il suono delle voci da Altero. Ville di milordini sparse e biancheggianti come branchi di comunisti che non si sa perché hanno tutti i privilegi. Rieccomi!
Quanto è lieto il passo di chi, cresciuto tra voi, a voi ritorna, ma nel frattempo almeno lo stadio lo avete coperto? Chi vuol esser lieto sia , del doman tristezza e noia recherai l'ore, ora pronobis e fino alla fine forza Bologna. 

Dopo questo momento lirico, ricomincia l'ansia. 
Ritiro fuori il dossier Aki, ed entriamo. 
Aki è incredibilmente vicino al rullo delle valige. Da solo. In posa come se qualcuno dovesse fargli una foto. Chiunque potrebbe prenderlo, ma la sua puzza fa sì che anche i più amanti degli animali, girino i tacchi. Non a caso il suo nome, come già detto, è anche Mr Stinking. 
Accorriamo con gioia. Il cane comincia a piagnucolare, vedendoci. E' un momento bellissimo, non fosse che io cerco nervosamente il feldmaresciallo a cui esibire i documenti. Non c'e'. 
Lasciamo il cane sulla gabbia, la carichiamo sul carrellino e andiamo verso l'uscita. 
A questo punto c'e' finalmente il controllo dogana. 
Come Fantozzi che consegna di sua volontà la radiolina, vado verso il feldmaresciallo.
Lui mi guarda, come se lo stessi disturbando mentre sta parlando di calcio col suo collega, e ci fa "Se non avete niente da dichiarare, non c'e' bisogno di fermarsi". 
Anche un cieco vedrebbe il cane, non tanto perché è gigantesco e sta scodinzolando ed esultando come Sussi quando segnò al Parma, ma soprattutto per il sopracitato odore. 
Io, che sono esausto, tiro dritto e qui finiscono i controlli sul cane e su di noi. 
Zero. Nulla. 

Questo lungo racconto vi torni alla mente ogni qualvolta pensiate di essere al sicuro. 
L'illusione della sicurezza, ricordate queste mie oscure parole. 
L'illusione. Della sicurezza. 

Prendiamo un taxi, in 10 minuti siamo a casa, mamma mia che strade orribili e piene di buchi ci sono a Bologna. Ci facciamo scaricare al giardino, apriamo la gabbia con un coltellino svizzero e Aki fa una pipì cronometrata 27 minuti e 45 secondi, che c'e' gente che ci andava a medaglia nei 10.000 metri quando non c'erano i kenioti. 
Aki impazzisce di gioia per 3 minuti, dopo riassume la sua posizione da cane che attende pazientemente il fotografo. 
Saluto i miei genitori visibilmente commossi. Saliamo in casa visibilmente stanchi. 
Doccia, riposino e poi, grazie alla munificità dei miei genitori appunto, scaldiamo un po' di brodo e ci metto i tortellini. 
Il sapore andrebbe descritto utilizzando lo stile di Proust, se mai io avessi letto Proust. 
Siccome per me Proust resta e resterà sempre un pilota della Ferrari, lo descriverò con parole mie... non ti rendi conto di certi sapori se non li abbandoni per sempre e poi il per sempre diventa per poco. 
Io non sono un amante dei tortellini, nel senso che mi piacciono ma non ci muoio dietro, ma quei tortellini, quel sapore, quel negletto piacere che ridesta i mai sopiti sensi, per sempre accompagnerà la mia memoria e per sempre lo associerò alla mia casa in contrapposizione al cheddar cheese strafritto nell'aglio, che associo a Miami, insieme all'eterna musica latino americana ovunque. 




E qui, con la foto di me che faccio annusare ad Aki i suoi primi tortellini, finisce il blog "Un Bolognese alla Florida". Il blog rimarrà aperto, e continuerò a scrivere del più o del meno, ma "Un Bolognese alla Florida" finisce, come è normale che sia qui. 
Da questo breve, ma spero intenso carodiario, verrà tratto un libro (il mio terzo! come passa il tempo!) e di questo libro verrà stampata una sola copia.
E questa unica copia verrà regalata a TE, così saprai quello che succedeva  al babbo e alla mamma mentre ti aspettavano. 

FINE





giovedì 14 aprile 2016

La madre di tutte le giornate



The Doctor ha cannato miseramente. 

Questo, scopriamo, all'alba, appena arrivati all'USDA, dopo aver attraversato un Palmeto immobile come la neve sui tetti ghiacciati in Cornovaglia sul finir di Settembre. 
La ragazza della reception ci guarda con comprensione e ci dice che per portare il cane in Italia, ahimè, serve compilare, oltre ai 200 moduli che abbiamo con noi, anche un altro modulo, di cui il veterinario ignorava l'esistenza. 
Tale modulo, dice, deve essere compilato dal veterinario e successivamente rividimato dall'USDA. 
Ma come!  Dico io, in italiano. 
La ragazza della reception mi guarda come se parlassi un'altra lingua. 
Dice che farà un'altra eccezione, se riusciamo a portarglielo entro sera. 

All'impazzata torniamo indietro, torniamo da The Doctor, e gli diciamo che guarda ci sarebbe un altro modulo di cui non sapevi l'esistenza. Lui esce completamente di testa, nessuno lo aveva mai contraddetto o corretto sul lavoro. 
Vuol sapere il nome della ragazza della reception per telefonarle e cantargliene due, che non si deve permettere di criticare il suo status symbol di veterinario, che non gliela farà passare liscia, la farà licenziare, le farà rompere il suo fidanzamento e cosa ancor più temibile, invaderà l'Iraq e la Siria e andrà poi personalmente in quei paesi già provati dalla guerra a curare tutti i cani. La gente negli USA è così, leggera e mai pronta al litigio. Per quello han tutti una pistola in casa, tanto sanno che sono socievoli e non la useranno mai. 

Io guardo The Doctor con l'aria che ha Bonucci quando tira una gomitata a qualcuno e guarda l'arbitro come a dire "Beh, non espelli questo qui che ha mi ha scalfito il gomito?".

Alla fine The Doctor calza lentissimamente gli occhiali ed esamina il modulo. 
Con il mio aiuto e dopo 114 minuti di orologio (e stavolta, giuro, non sto scherzando) finisce di compilarlo dicendo che questa è l'ultima volta che permette a un cane di tornare in Italia. 
E non ho capito se si riferisce a me o all'ottimo "Caccadura" AKi. 
Non è il tempo di fare domande, ma di risellare la nostra Honda CR V e ritornare di corsa all'USDA. 
Sono le 14.30, ora locale, e la sala d'attesa è popolata di 7-8 persone, che stanno tutte tornando per delle integrazioni documentali. Giuro, è così. 
Portare un cane in aereo è una delle cose più complesse che la burocrazia umana abbia immaginato. 
Le persone in sala d'aspetto hanno tutte l'aria di condannati a morte, sanno che quando verranno chiamati verrà trovata una falla nel modulo e dovranno ritornare dal veterinario, poi ritornare all'USDA, poi ritornare al Centro Sociale canino, poi all'ambasciata canina, poi di nuovo all'USDA e poi così, nei secoli dei secoli. 
Consegno il modulo senza speranza e attendo di essere chiamato. 
Passano circa 45-50 minuti ed eccolo, il mio nome. Guiseppi Borciolini, alla maniera americana. 
Mi lasciano il modulo sul tavolo, senza guardarmi in faccia. 
Posso prendere? Chiedo io, in uno stentato bolognese. 
Mi guardano, senza rispondere.
E' ok allora? Chiedo io, che l'italiano lo padroneggio sino a tal punto. 
Non rispondono e si voltano. 

Questo nel linguaggio dell'USDA pare voler dire, peccato, non riusciamo più a romperti le balle, prenditi il tuo modulo e vai lontanissimo da qui. Ma vattene col dubbio che non ti abbiamo risposto e quando ti imbatterai nei severissimi controlli dell'aeroporto, allora ti pentirai di aver lasciato questo posto col cuor leggero. 

La sera, la nostra ultima sera prima della partenza, per dimenticare cotanta burocrazia e per calmare le ansie di tutti i controlli a cui verrà sottoposto il cane (e noi di conseguenza) in aeroporto, ce ne andiamo a mangiare le speziatissime costolette senz'osso del bar sportivo di Miami chiamato Bokampers.

Il prossimo cibo che mangeremo, se il cane sopravviverà all'incredibile screening aeroportuale che ci attende, sarà italiano e devo dire che questo rende la partenza non così triste come si penserebbe. 

mercoledì 30 marzo 2016

The Doctor

Si, sembro uno di quelle ottuagenarie che parla solo di cani e posta solo foto di cani.
Ma l'argomento va affrontato, e un cane buffo attira più like di un'aforisma su quanto è bella la vita se apprezziamo gli aforismi che ci insegnano ad imparare quanto è bella la vita.
Quindi!

Riassunto della precedente puntata: facciamo fare alcune delle vaccinazioni richieste presso il posto economico ma superaffollato di cani.
Dopo dobbiamo giocoforza recarci da un veterinario di quelli con la V maiuscola, che vuol dire 100 dollari solo per una stretta di mano.
Aki di giorno in giorno, al passare delle visite e delle vaccinazioni, diventa sempre più un cane di razza. Nel senso che se tornavamo in Italia e compravamo un cane di razza, di quelli che fanno tutto, anche caricare la lavastoviglie, spendevamo di meno.

Prima andiamo da una simpatica vecchina che a gratis ci dice che per portare un cane in Italia bisogna però andare lì 24-36 ore prima del volo e rifare tutte le vaccinazioni, che le compagnie aeree vogliono così. A un amico di una sorella della cugina del cognato del suo vicino di casa, il cane non gliel'hanno fatto neanche imbarcare.
Andiamo quindi da un altro veterinario.

Animal Care, nella zona Miramar. Me lo ricordo, perché Miramar è lontano dall'aeroporto da Miami. Che sembra un dettaglio da niente, ma tornerà utile.

C'e' una giovane infermiera carina, probabilmente indiana. E' molto timida ed educata, ha una voce dolce e appena udibile e un paio di baffetti appena visibili che incastonano il suo volto in maniera ambigua e maliziosa.
C'e' poi un'anziana ostetrica di cani, dall'età apparente di 120-121 anni, di quelle che hanno visto tutto, anche il cane di Noè (che tra l'altro ne aveva due, ci racconta come aneddoto).
Le sue maniere spaziano da quelle di una nazista amichevole a quelle di una complottista frettolosa, se sapete cosa intendo.
Le due infermiere disbrigano le principali formalità, ma vivono frementi nell'attesa che si presenti "The Doctor".
L'idiota, arriva, dopo averci fatto aspettare 40 minuti.
Assomiglia a Bill Cosby, per farvi capire il tipo, ma ha la faccia più gonfia e due occhiali da intellettuale.


Calza gli occhiali in maniera superba, tratta le due simpatiche infermiere come se fossero spazzatura indifferenziata, guarda il cane come se fosse plastica e guarda noi come se fossimo carta/cartone.
In un americano sbiascicato con accento incomprensibile, ci dice che dobbiamo mettere anche il chip, sono 90 dollari in più. Noi, accennando un gesto dell'ombrello, diciamo che lo abbiamo già fatto nel posto economico.
Va su tutte le furie.
Dice che così non si fa, le vaccinazioni vanno fatte tutte da lui, chissà che vaccino hanno usato, che marca era? che marca era? che marca era? visto non lo sapete! c'e' scritto lì imbezel!
Ci profetizza che ai controlli all'aeroporto verremo arrestati e deportati, i cani non si fan viaggiare così, la facciamo facile!
Ce l'abbiamo il passaporto canino? E' stato vidimato dall'USDA?
Ora, io sono abituato ai dottori che mi fanno sentire uno stronzo.
Un veterinario no, è una cosa nuova per me. Ma la sensazione è la stessa, si calma quando capisce che comunque gli ammolleremo più di 100 dollari e comincia a risondare il cane in maniera umiliante, che pare che tutti i pericoli di cui i cani sono portatori si nascondano nel loro culo.
Compila un formulario e ci dice "Dovete portarlo all'USDA e farlo verificare".
Il nostro volo, sapientemente prenotato da tempo perché sia nel giorno con meno traffico aereo possibile sperando nell'upgrade in business, è esattamente tra 56 ore.
Facciamo cenno di telefonare subito per andare all'USDA. Il Dottore, con una risata grassa e maledetta, ci fa capire che siamo degli ignoranti che non sappiamo neanche che l'USDA in quel pomeriggio non riceve più. Chiamiamo l'USDA. Ci dicono che tecnicamente non c'e' più tempo, ma se gli faxiamo (!) l'itinerario del nostro viaggio potrebbero fare un'eccezione, a patto che il giorno successivo ci presentiamo alle 8 del mattino mostrandoci pentiti e penitenti.

L'USDA è vicino all'aeroporto. Il che vuol dire, da casa nostra, almeno 50 minuti di macchina, se non c'e' traffico. "Se non c'e' traffico" è una battuta che a Miami fa sempre molto ridere.
Vuol dire prendere il Palmeto circa alle 7 del mattino, che è una battuta che a Miami significa "passare la mattina e la prima parte del pomeriggio sul Palmeto".

Piccolissimo dettaglio, mia moglie ha una bella influenza, mentre io ho quella sensazioncina in gola che hai quando capisci che ti stai per ammalare anche tu ma sarebbe meglio non ti ammalassi.
Piccola riunione di famiglia, in cui avanzo convinto l'ipotesi di svegliarci presto, andare sul Palmeto e lasciare il cane lì, tanto qualcuno che se ne prende cura lo trova, è già successo.
Ovviamente scherzo, dico bluffando, quando capisco che non c'e' univocità di vedute sulla questione in famiglia.
Andiamo a letto febbricitanti, in attesa di quella che sarà la "madre di tutte le giornate" e di cui parleremo ampiamente nel prossimo post.


giovedì 24 marzo 2016

Vuoi far trasvolare un cane? Niente di più facile.

Seriamente.
Qualcuno di voi ha mai avuto l'idea di portare un cane dagli Stati Uniti in Europa, più precisamente in Italia?
No, perché mai dovreste! Il cane si abbandona, si lascia lì, sono sicuro che se la cava, l'istinto, la natura, la capacità di adattamento, qualcuno gli darà da mangiare, è pieno di volatili da inseguire là fuori. Magari ne prende uno prima o poi.
Una volta per essere alternativi, si ascoltava musica metal, non si andava alle feste, si era persone serie e diligenti, obbedienti delle leggi e dei regolamenti.
Oggi, per essere veramente alternativo, devi affrontare i problemi.
Non devi risolverli nella maniera più facile, tipo abbandonare il cane sull'autostrada, anche se è una Disgrazia con la D minuscola. Devi provare a portare un cane da un continente all'altro.
Tra l'altro e' molto semplice.

Questo post vuole quindi anche essere un  tutorial per chi ha questa esigenza.

Siamo andati alla Human Society di North Miami per il primo step.
Se siete a Miami, questo è il posto più economico dove vaccinare un cane e impiantargli un chip. Se non conoscete Miami, Miami è una città in cui ti chiedono 700 euro per una visita ginecologica. Quindi, ascoltatelo sto consiglio.
Arriviamo lì, ingenuamente, di sabato.

E' l'apocalisse.

Giuro. Io non ho mai avuto un cane o un gatto, ma quel giorno abbiamo portato sia il cane che il gatto. Tutti e due in due gabbie diverse. Ora il cane è papichulo, è già stato detto, va dentro la gabbia che sembra un marine, entusiasta, pronto ad abbaiare al mondo.
Il gatto, no. Il gatto è abitudinario. Non fa mai un cazzo di diverso. Entrare in una gabbia, ti tira giù il mondo miagolando e facendoti sentire una merda. In macchina è straziante: miagola da Ludlum Road a dopo l'aeroporto finto. Chi è di Miami, ci siamo capiti.
Guidiamo sotto una pioggia torrenziale. Che c'e' sempre a Miami, quando guido io.
Arriviamo lì ad un orario decente, tipo le 10.30.

E' l'inferno.

Ci sono 140 cani che abbaiano e attendono il loro turno per essere vaccinati in uno spazio di 15 metri quadrati.
E 30 gatti rinculati nelle gabbie, terrorizzati da questa esperienza che per loro deve essere come per noi stare in bocca a un tirannosauro per un weekend.
Abbiamo 30 numeri davanti a noi. Che vuol dire, chiedo alla sorridentissima e incredibile volontaria, circa 3 ore.
3 ore tra i cani impazziti.
Uno in particolare. Di quelli che attaccano briga anche contro la sabbia immobile.
Abbaia a 35 latrati al minuto, è piccolo, grigio, orrendo. La padrona è di quelle svampite, tipo "Sarà mica il mio cane quello che abbaia?"
La padrona è lì prima di noi e andrà via dopo di noi, il che mi fa pensare che abbia un cane insopportabile e lo porti lì tutti i giorni solo per rompere le balle a tutti gli onesti lavoratori italiani all'estero. Purtroppo non ho una foto di sto cane rompiballe.

E' il casino più totale.

Il più tranquillo, strano a dirlo, è il cane punk, che è spaventato più di me.


Ma ne usciamo vivi: Aki (che in questo periodo viene misteriosamente ribattezzato Caccadura) si becca la vaccinazione antirabbica, la cura antivermi e la cura antiparassitari che fanno esplodere il cuore. Questo è solo il primo dei 300 accorgimenti che vengono richiesti perché un cane viaggi in Italia, che Renzi ci tiene moltissimo a sta cosa, immagino. Degli altri parlerò nel prossimo post.

Due parole su Caccadura.
Durante la visita medica è encomiabile. Si fa infilare sonde in maniera umiliante, si becca un chip sottopelle tramite un punturone grande come un missile, si fa analizzare feci su feci standosene buono e speranzoso di ricevere il paninino che gli ho promesso. Quale e quanto grande sarà la sua delusione quando non gli darò neanche il paninino, perché la vita è fatta di sacrifici!

Alle 13.30 usciamo con cane e gatto vaccinati e io sono distrutto, è stata sicuramente una delle giornate più impegnative della mia vita, e immaginatevi quindi la mia vita.

Ma vengo subito ricompensato, perché sulla strada del ritorno c'e' la fabbrica delle ciambelle!
Dove divento per un giorno impiegato modello, ma impiegati di quelli che si mangiano tutte le ciambelle.





lunedì 21 marzo 2016

Mr Thinking va all'America

Con una valigia piena di speranze e croccantini, Aki viene imbarcato su un'aereo battente bandiera ecuadoriana destinazione Miami, insieme a un gatto e dentro una gigantesca gabbia blu che lo custodisce e spaura al tempo stesso. E' il suo primo viaggio intercontinentale, e lo affronta con il piglio sfrontato di un cane di circa 5 anni.


Il lungo viaggio della speranza lo porta però nella meta più ambita dai giovani, Miami. Scappa dalla gabbia appena arrivato, prende un Uber e si fa subito portare a South Beach, dove ordina croccantini al mojito, salmone e riso, per poi lasciarli lì quando intravede in lontananza un pezzo di pane ben poco vestito.
Ed e' proprio in questo suo soggiorno a Miami che conosco mia moglie. Le nostre chat, a volte via skype, sono caratterizzate dalla presenza di questo cane bianco, molto riservato, silenzioso, che guarda la telecamera come se stesse posando per una fotografia, senza muoversi.
Aki viene portato alla spiaggia dei cani a Miami, e mi viene invitata una foto, che purtroppo non trovo più. Ci sono 1000 cani che corrono e saltano come matti, mentre Aki li guarda dall'alto di una duna di sabbia, meditando.
Aki viene portato al parco dei divertimenti dei cani, ed eccolo guardare l'obiettivo senza muoversi.
Motivo per cui, dall'Italia, gli viene dato il nome Mr. Thinking, che sembra calzargli ben più di Aki al momento.

La duttilità del suo nome fa sì che la prima volta che ho il privilegio di stringergli la zampa, il suo nome venga immediatamente cambiato da Mr. Thinking in Mr. Stinking, che è ancora uno dei suoi nomi più attuali.
Mr Thinking si trova bene a Miami, ma evidenzia subito un discreto difetto, per un cane.

Sembra non avere particolare fiuto. O meglio, il suo fiuto viene facilmente sviato da qualunque cosa, nonostante il grande naso da clown che tanto piace a grandi e piccini.
Come già detto impazzisce completamente quando vede volatili, di qualunque tipo... sta scritto nel suo DNA immagino e non c'e' modo di educarlo, almeno da parte mia che non so nulla di cani.
Ma badate bene che ho scritto vede e non "sente la presenza".
Riesce a vederli da lontanissimo e comincia a impazzire tirando il guinzaglio come un mulo da soma e sbuffando come una locomotiva a vapore dell'età d'oro della Ruhr.
Ma se i volatili sono alle sue spalle, ecco che vive placido la sua vita ignaro di tutto, posando placido.

Se si è fortunati è possibile fare foto incredibili come quella che posto qui, che ogni volta che la rivedo scoppio a ridere e se ci fosse un premio per le foto buffe, dovrebbe vincere il premio speciale della critica per il notevole conseguimento della buffità.


Mr Stinking viene purtroppo lasciato negli Stati Uniti ogniqualvolta mia moglie viene in Europa, in affidamento ai genitori. Ad ogni ritorno negli Stati Uniti (soprattutto per periodi superiori a 6 mesi) assistiamo a scene di ricongiungimento strazianti. Mr Stinking mi ricorda Mario Merola che latra le battute di Serenata calibro 38, tanto è straziante e intenso nella commozione di rivedere ella.
Visto che io accompagno ella, Mr. degna di qualche entusiasmo anche me, nel senso che ogni tanto mi rimbalza contro per errore quando sbaglia il salto per abbracciare ella. 
Come accennato nel blog, il cane ci viene restituito in via definitiva il 24 di Dicembre, senza particolare preavviso, per usare un eufemismo. 
E nel nostro peregrinare in giro in cerca di alloggio Mr Thinking cambia nome prima in Pequeca, che in spagnolo significa sostanzialmente "olezzo di piedi" per poi cambiarlo nuovamente in un più universale "Disgrazia". 
Il tutto nasce dalla mia consueta esclamazione "Che disgrazia essere a Miami e avere solo un cane per amico", da cui, per gli amici, Disgrazia. 
Lui, ad ogni cambio di nome, reagisce allo stesso modo, guardandoti come se si dovesse mettere in posa per una foto e con aria calma e riflessiva. 
Nel momento in cui, per i motivi esposti nel blog, decidiamo di tornare in Italia, abbiamo da prendere un'altra decisione. Lasciare il cane negli USA presso un rifugio o presso qualcuno che se ne prenda cura o fargli affrontare un inumano viaggio con scalo di 15 ore e portarlo in Italia con noi, stravolgendogli la vita e allontandolo da Miami per portarlo nella fredda e nebbiosa Bologna. 

Ovviamente, senza particolari esitazioni, scegliamo la seconda ipotesi :)




martedì 15 marzo 2016

AKI, il cane che fa la cacca in 3 continenti


Preciso innanzitutto che il cane è quello in mezzo alla foto, non quello a sinistra.
E così ho rovinato la festa a tutti i battutisti nostrani.

Come più volte promesso è ormai il momento di parlare del delizioso Aki, nome con cui è registrato al catasto, perchè nella vita di ogni giorno il nome gli viene continuamente riassegnato, a seconda del casino che fa.

Non sappiamo nulla della nascita di Aki, è avvolta nel mistero, alcuni pensano addirittura che sia sempre esistito, mentre altri che sia stato semplicemente abbandonato sull'autostrada dai suoi primi padroni.
Di conseguenza anche del nome originario non sappiamo nulla, per cui per il periodo in cui la sua esistenza è avvolta dal mistero, gli daremo un nome di fantasia, tipo Nimrod.
Il piccolo Nimrod viene, come dicevo, rinvenuto da mia moglie all'autogrill dello svincolo dell'autostrada provinciale di Quenca, Ecudaor.
Dopo aver ordinato il più classico dei Fattoria, ella intravede un cane da videogiochi, cioè quelli che cercano di finire a tutti i costi sotto una delle macchine che passano.
Non ha guinzaglio, non ha passaporto, non ha la patente, non parla.

Sembra che si sia perso da un po', affamato, disorientato, sporco, con la camicia fuori da pantaloni.... la leggenda narra che ella, colta dalla tenerezza di Nimrod, gli offra un semplice tozzo di pan secco. 
E qui il cane trasfigura e diviene belva.
Intravedendo il salvifico alimento, lo mangia con una forza e con entusiasmo tale da far pensare ad un abbandono di almeno due mesi, muovendo mia moglie a estrema commozione ed affetto.
Enorme errore di valutazione, dato che ha assolutamente la stessa reazione oggi dopo aver mangiato 6 paninini, allorquando intravede il settimo. Ma gli occhi vedono quel che il cuore loro comanda. Bello questo proverbio, se non è un proverbio, bisognerebbe inventarlo come l'ho scritto.

In zona nessuno recalama il cane, pur tra i 1000 tentativi fatti e il buon cuore appunto suggerisce che sia il caso di portarlo a casa e poi cercare di capire se ci sono chip o annunci in zona di cani dispersi.
Una leggenda mia personale inventata di sana pianta,  narra che il nome Aki nasca proprio da questo episodio, dato che il cane risponde al comando spagnolo "Venga Aqui" in maniera quasi automatica. Indipendentemente da come si scriva in spagnolo. Risponde inolte al comando "Nino", al comando "Vuelvete", al comando "Oje", al comando "Como estan los seniores?".
Basta che gli si dia un paninino, risponde a tutto.

Come tutti i neonati, Aki ha un corpo minuscolo e una testa gigantesca come testimonia la foto di repertorio che sono riuscito a scovare e che assicuro non ho gonfiato con il photoshop. Il maglioncino di lara cashmir che indossa è frutto di una collaborazione con lo stilista Giandomenico Guardì.
Un cane di stilista, per rubare di nuovo la scena ai battutisti nostrani


Il piccolo Aki si dimostra un cane molto rispettoso del fatto che gli è stato salvato il culo.
E' estremamente affettuoso, non fa la cacca nè la pipì in casa e attende pazientemente per la passeggiata in quel di Quenca. In più il veterinario aggiunge che non ha pestilenze gravi, non ospira un circo di pulci ed è sostanzialmente adatto alla vita di appartamento.
Trattandosi di Schnauzer bianco (pare essere anche piuttosto raro), manifesta sin da subito due tendenze:

- impazzire cercando di decollare di corsa ogni volta che intravede un volatile
- cercare di ricompattare, governare e condurre a salvezza il gregge di pecore.

Il difficile è fargli capire che non ci sono pecore o che gli esseri umani non sono pecore, ma non siamo certo noi a voler mutare la natura di uno Schnauzer, figuriamoci poi se è bianco.

Nel prossimo episodio vedremo come il cane Aki affronterà il cambio di vita dalla placida Quenca alla movida di Miami, dove un papichulo come lui è assolutamente in grado di dire la sua.


martedì 8 marzo 2016

Masterchef edizione speciale con Cheddar Cheese



Proprio così, ha avuto grande eco tra me e mia moglie l'epilogo del noto polpettone televisivo a puntate relativo ai polpettoni, che si è svolto e in differita negli USA grazie a tecnologie da furbetti come la VPN, che consiglio di utilizzare a chiunque finisca su questo post perché vuol vedere programmi dall'Italia, aumma aumma.  E ho utilizzato Sky Online, non Sky Go, sia chiaro, ri aumma aumma.

Questo per introdurre l'argomento show televisivi, che negli USA l'intrattenimento è sacro, come l'ospite che porta la birra in Italia.
Mi sembra di capire che all'America la tv è tutto a pagamento - quando stipulammo (!) il contratto ADSL era tipo 100 euro, solo ADSL, e poi, dice, per i canali via cavo devi pagare quasi altrettanto, se non di più. Puoi comprare vari pacchetti, noi prendemmo (!) quello base, e invece di 100  euro, spendemmo (!) 101 euro.
Proprio così, nessuno usa più il passato remoto ed è giusto sottolineare l'emotività di tale utilizzo.
Nel pacchetto base sostanzialmente non c'e' nulla, credo, ma non lo saprò mai, non avendo mai proceduto all'acquisto della tv, che tanto appunto guardo Masterchef sul Mac e il Bologna su rojadirecta, cosa mai può servire un televisore? A guardare il baseball? Meglio una febbre maligna!

Ma sono stato in case dotate di cavo e voglio di conseguenza segnalare due show USA che mi sono piaciuti davvero tanto:

- Impractical Jokers - sostanzialmente quattro amici fanno scherzi in luoghi pubblici e si sfidano a chi molla. Difficile da descrivere, ma assolutamente da vedere, c'erano delle maratone di 6-8 ore consecutive veramente da non lisciare, come si diceva a Panarea. Ma c'erano poi maratone di tutto, di Walking Dead, dei Simpson, di Family Guy....

-That 70's Show - serie televisiva che in Italia non avevo mai visto. Veramente ben fatta, dialoghi curatissimi, personaggi tutti divertenti e un giovane Ashton Kutcher veramente buffo (nella foto appunto c'e' lui, nei panni di Kelso). Mi sono fatto l'abbonamento a Netflix per vederlo sul MAC


Per quanto riguarda il Masterchef,  mi piace la gente che piange quando sbaglia un tortellone.

Mi fa sentire un uomo forte, anche perché i miei tortelloni sono sempre molto thick e se dovessi piangere ogni volta!
Questa edizione è stata caratterizzata dall'eterna sfida italiana tra la semplicità rappresentata da Erica e la passione, la voglia di imparare e anche le capacità tecniche di Alida.
Siamo un paese un po' cuscì, e i giudici, assaggiando cose che assaggiano solo loro, hanno ben saputo pilotare la trasmissione verso un finale dicotomico che andrò a descrivere.
Analizziamo i metasignificati di Masterchef. Anche a voi vien voglia di acquistare un asciugone Regina alla fine di ogni puntata? A me sì, e non capisco mai il perché.
Ad ogni modo. Le pubblicità disponibili on demand ci fanno vedere Cracco e Barbieri alle prese con patatine in busta e pomodorini sottovetro, ha visto signora? Per fare alta cucina alle volte basta essere semplici, c'e' mica bisogna di far quella cottura sottovuoto lì, che poi mi han detto che non riesci a smettere.
La finale rappresenta quindi due anime dell'Italia e seguirla via twitter è quasi più entusiasmante che vederla in tv.
La gente odia Alida, perché Alida ama cucinare e sa fare le cose e soprattutto è una prima della classe. Ora, essere una prima della classe, non è un dono naturale, è una cosa che costa fatica e impegno e dedizione. Acquisisce tecniche importanti, ovviamente essendo cuoca amatoriale non è perfetta, ma fa capire più o meno dalla seconda puntata di essere ben più capace di tutti i concorrenti, se si esclude Rubina, eliminata non si sa come a metà trasmissione e che comunque, sempre stando a twitter, vince la finale a mani basse grazie al vestito rosso. E quando dico mani basse, sappiate che non scrivo mai nulla a caso.
Alida non è umile, si può dire, come non è umile chi capisce di essere 10 spanne superiore, e piange spesso, come piangono tutti in sta cucina, che effettivamente la tensione deve essere alta o le cipolle sono molto potenti.
A questo punto gli sceneggiatori cominciano a costruire una storia veramente niente male - costruiscono un'eroina, Erica, abbandonata dal marito, pasticciona, che fa errori madornali, che si salva sempre all'ultimo secondo grazie alla sua tenacia e alle cagate degli altri. E grazie soprattutto ai suoi piatti, che nessuno assaggia se non i giudici,e che quantomeno rocambolescamente la portano alla finale.
E Erica, l'italiana "semplice", vola, tra un prova e l'altra. In finale, grazie a un tortellone ben fatto (!) ottiene un vantaggio inimmaginabile, ovvero cucinare un'animella mentre Lorenzo il macellaio (per cui tutti noi uomini tifiamo dal primo secondo) deve coniugare 500 ingredienti diversi davanti a una chef napoletana incinta che gli dice a ripetizione "Guaglion, scurnacchiat ma co cazz shtai facenn'???".
Lorenzo esce, tra le mie lacrime, ed ecco la finale tutta italiana (Maradona l'avevamo lasciato in panchina per una volta).
Ed ecco anche il motivo di questo lungo post che può sembrare off topic. Ma quando prendi CERTE decisioni, ogni segnale, ogni indicazione può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta, come dicono Al Pacino e Arrigoni in quel monologo sul football americano e su Mantova - Bologna, rispettivamente.

Vincerà l'Italia semplice, che non sa far molto, che ispira simpatia e che soprattutto trae godimento dal vedere la faccia delusa da chi ha dedicato la vita a qualcosa o vincerà l'Italia che si fa un culo tanto, che prova a osare, che cerca di imparare ogni tecnica e che trasuda passione in quel che fa in ogni piatto?

La risposta, la sapete tutti, ormai.

Vince l'Italia semplice, con una cappasanta alla mortadella e una al cioccolato bianco che tramortisce il palato dei giudici, mandandoli in paradiso senza ritorno, perché a una tale finezza, stranamente, loro non avevano mai pensato.

E su twitter esplode la gioia contro Alida. La sua espressione "Ma chi cazzo ha vinto?" diventa trending topic e l'Italia si abbraccia e tira un sospirose di sollievo.

E' quindi questo il paese in cui ritornare, mi chiedo tra me e me, col cuor sospeso e l'anima mai cheta.


giovedì 3 marzo 2016

I conti della serva


Ti porterò nei posti dove c'e' del buon vino e festa festa fino a mattino, Sirena con due occhi grandi come la fame, balla balla e poi lasciami qui qui.
Ma soprattutto Lacio Drom.

Proprio così, il poeta della trasgressione italiana furoreggia anche nei locali più vips di Miami, il problema è che non ne capiscono la grandezza della trasgressione ma soprattutto non ci sono posti dove c'e' del buon vino.

Avere un solo cane per amico è una disgrazia.
Ma non stavamo parlando di questo, ma più delle considerazioni superficiali per chi vuole andare a vivere negli USA.


Premesso che ho visto solo Florida e Texas, quindi solo una minima parte degli Stati degli Uniti, e che non posso generalizzare, mi pare di poter riassumere in pochi salienti punti:

- cibo insapore e costoso (segnalo che negli Usa, tra l'altro, non c'e' obbligo di indicare sugli alimenti se sono geneticamente modificati) e la cultura della mancia che rovina la festa di andare a mangiar fuori (almeno a me). Credo che la nostra idea di cucinare cibi fatti in casa sia quella giusta. Il problema, ovviamente, è andare incontro a una clientela il cui palato è stato brasato da gusti portati all'estremo (vedi gli snack, vedi i formaggi usati a cazzo ovunque, e che formaggi, vedi la mania di friggere almeno qualcosa a pasto). Ho cucinato un risotto ai funghi porcini, devo dire che mi è venuto assolutamente decente per le materie prime a disposizione. I locali lo hanno assaggiato e mi han guardato con la tristezza nel cuore come a dire ci dai stai roba siam mica malati. Dopo hanno aggiunto una specie di formaggio  in polvere che qui chiamano pecorino e lo hanno divorato dicendo che dovevo assolutamente aprire un ristorante.

- qualità dei servizi veramente alta, come i costi per accedervi.

- tendenza a diventare worokholic, se l'ho scritto giusto. Il lavoro è la tua polizza per restare in vita, in tutti i sensi. La competizione è alta, motivo per cui c'e' molta più possibilità di trovare un lavoro negli USA, nel senso che tanti mollano perché non hai la possibilità di lavorare imbullonato a una sedia sperando che la gente non si ricordi che esisti.
Se hai le capacità hai molte più possibilità di emergere qui che in un paese come l'Italia e gli stipendi non sono paragonabili. Negli USA si guadagna sul serio.

-per quel che si vede dai telegiornali qui (soprattutto dopo gli attentati in Francia) se eleggono presidente Donald Trump, direi che il pianeta ha i giorni contati. Ma potrei anche sbagliarmi.

- le armi. L'esigenza di sentirsi protetti e sicuri è qualcosa di veramente potente. Può piacere o no, ma qui in tanti hanno un'arma... con tutte le conseguenze del caso.

Come si intuisce, personalmente non ritengo che la qualità della vita abbia dei miglioramenti in un ambiente così, rispetto a quello dove sono cresciuto.
Dipende, ovviamente, dal livello di stile di vita da cui si parte. Per fare un esempio, se sei una ragazza piacente e vieni a fare la mantenuta negli USA, sicuramente ti godi molto più la vita negli Usa che in Italia. Se ami le competizioni o se sei un vero imprenditore e credi fermamente che il lavoro sia una valida ragione di vita, credo che negli USA troverai molte cose che stai cercando.

Se sei un bolognese alla Florida, probabilmente vorrai tornare indietro.






sabato 27 febbraio 2016

Bad Tipper - facciamo i conti


Finisco alla gogna di Miami per l'ennesima volta per la mia parsimonia nell'elargire le mance.
Ma per come si mancia male, signora mia, vorrà mica anche la mancia?

E dopo questa ignobile freddura, raccogliamo un po' le idee.

Partiamo con i PRO.
Negli Usa la benzina costa davvero poco. Dipende dal numero degli ottani, ma mediamente a Miami un gallone (circa 4 litri) di benzina costa 2 dollari e 40. A Houston scendiamo sotto i due dollari per 4 litri. Punto sicuramente a favore degli Stati Uniti.

Il traffico... è vero che è incasinatissimo entrare nella logica, come detto nel post iniziale, ma una volta entrati nella logica, direi è meglio Miami di Bologna. Nel senso, le distanze sono enormi, rispetto a Bologna, ma il traffico è molto ordinato. Spiego meglio.
Parcheggi grandi, spesso gratis e numerosi dappertutto.
Sulla strada non ci sono le cazzo di motorette che ti sfrecciano a sinistra o destra, né autobus di alcun tipo. Pochi anche i camion. E' sostanzialmente una gara di macchina contro macchina.
Non esistono pedoni che attraversano la strada, perché nessuno cammina per Miami o sono già tutti morti investiti, ovviamente se si escludono posti come South Beach o Wynwood Walls.
Ci sono 6 corsie ovunque, quindi non vivi con un coglione attaccato al culo della tua macchina a un millimetro perché deve far vedere che se potesse ti sorpasserebbe e arriverebbe prima a quel semaforo che tanto è rosso comunque.
Negli USA sorpassano a sinistra o destra, e neanche te ne accorgi se vai lento.
Viene fatta manutenzione sulle strade.
Nel senso, sembrerà strano dirlo, che non ci sono buche o crateri vari o crepacci con gli stambecchi dentro. C'e' asfalto liscio e scorrevole, lo so che suona buffo, ma è così.

A livello di stile di vita, direi, e non me ne vogliano troppo gli americani, mi sembra che i lati positivi finiscano qui.

L'assicurazione per l'auto che ci viene proposta è di circa 215 dollari mensili. Massimali adeguati, ma siamo guidatori senza mai incidenti, l'auto è modesta, quindi è il minimo e può solo crescere.
La gente qui ad Halloween si raduna in casa non per raccontarsi storie dell'orrore, ma per raccontarsi storie relative all'assicurazione sanitaria. Storie di gente che si è fatta male senza avere un'assicurazione sanitaria. Mi affido sempre al mio inglese non impeccabile e faccio finta di non capire i thousands dollari che vengono snocciolati...
Qui c'e' assicurazione su tutto, anche sulla salute dei cani.
Se posso permettermi di giudicare il popolo americano, e mi scusino per il mio pressapochismo, è come se avessero bisogno che tutto abbia l'illusione della sicurezza.
I vicinati in cui ho vissuto sono protetti da una sbarra, dove due agenti di sicurezza privata controllano tutte le auto che entrano, chiedono i documenti e chiedono chi vai a trovare.
Se arrivi in macchina.
Se vai a piedi entri tranquillamente senza che nessuno ti chieda niente.
Se acquisti una casa in un vicinato, devi poi pagare mensilmente per questo servizio, e il costo si aggira intorno ai 400 dollari al mese.
Ovvio, puoi scegliere di non vivere in un vicinato, non è obbligatorio.
In più il vicinato però ti offre manutenzione dei giardini, quasi sempre una piscina e una palestra, insomma, non è che ti grattano i soldi. Il problema è che non te li godi perché.... (e qui gli americani smettano di leggere prego)... mi sembra che gli americani al momento vivano con 4 dita infilate voi sapete dove, mentre noi europei con solo due.
E mi riferisco al mondo del lavoro.
C'e' un'etica del lavoro terrificante - nel senso che io vengo schernito in quanto europeo perché posso fare 2-3 settimane di ferie di fila, e ho circa 25 giorni di ferie all'anno.
Loro in genere possono fare massimo una settimana, se ne fanno due rischiano il posto di lavoro e non devono essere consecutive (parlo di racconti di impiegati medi come me, che ho sentito). Se chiedono un permesso, vivono tutto il tempo del permesso con i sudori freddi. Se si ammalano rischiano il posto di lavoro e rischiano di perdere la copertura sanitaria e di conseguenza muoiono.
Ovviamente esagero, però, al di là delle condizioni di lavoro che mi raccontano e che non mi causano particolari problemi (nel senso, a me piace lavorare) mi fa strano vedere come una vita in cui non c'e' praticamente spazio per il tempo libero venga vista come ineluttabile.
E' vero che noi italiani poi facciamo un uso pessimo del tempo guardando la TV e, ma se fossimo persone interessanti vi assicuro che avremmo tanto tempo libero per fare tante cose, anche e soprattutto se siamo dei lavoratori dipendenti.
Chiudo la prima parte di questa elaborata trattazione con una consapevolezza maggiore sul duro lavoro fatto dai politici italiani per abolire i privilegi che attualmente hanno i lavoratori italiani.
Credo che il modello americano, da questo punto di vista, faccia abbastanza gola.


martedì 23 febbraio 2016

La motonave a Honduras: EPILOGO







Tutto è ben quel che finisce in mare, come si usava dire ai tempi della buonanima, quando le crociere arrivavano in orario.
E' anche nel nostro caso, la nave approda a Houston addirittura la notte prima di quanto previsto (ma era proprio necessario correre durante la tempesta, ci chiediamo?) per un'ultima orgia collettiva di cibo e cheesecake. Ho tralasciato un po' gli altri scali perchè non succede molto... Cozumel val bene una mezza messa, come si suol dire, ma non ha lo stesso spessore e sapore di Reggio Calabria.
Il Belize ha un nome buffo, un clima calidissimo e c'era un negozio che vendeva abiti in bambù.
(l'ho descritto come lo descriverebbe un bambino di 3 anni e in fondo non sono poi così lontano).
Giova invece ricordare un epiosodio avvenuto vicino a un ponte nel Belize.. dopo aver visitato un paio di negozietti tipici e aver acquistato i tipici platanitos fritti (1 dollaro del belize a pacchetto) ci incamminiamo verso un ponticello. Un rasta, che mi perdonerà se lo chiamo rasta, ma era effettivamente un rasta, mi si avvicina e guardando la mia faccia da vita vissuta all'estremo mi offre del fumo, apostrofandomi con le seguenti parole: "So Belize would be not so boring".
Direi che queste parole racchiudono perfettamente in sintesi la nostra gita a Belize, per cui non mi dilungherei oltre, avendo paura di perdere i miei 12 lettori.

Giova descrivere anche la perfetta organizzazione dello sbarco dei passeggeri: si lasciano le valige la sera prima fuori dal corridoio, di modo che vengano portate direttamente al controllo passaporti. Viene assegnato un colore e un numero e un'ora di sbarco. Nel nostro caso le comodissime 10.20 del mattino... quindi niente alzatacce, colazione abbondante e sole in piscina.
Alle 10.20 ci fanno effettivamente scendere, ritiriamo il bagaglio e passiamo per il controllo passaporti. Il mese di Gennaio sta ormai finendo, e il solerte impiegato imperialista e capitalista sfrenato mi ricorda che va avvcinandosi a balzelloni il mio termine ultimo per restare negli USA legalmente. Gli dico "Lo so, lo so, non lo sapessi, ma lo so" sperando che una tale citazione colta gli rallegri un po' l'animo.
Non è così, mi timbra il passaporto, scuote la testa, punta il senegalese dietro di me e ci lascia ai nostri pensieri.

Siamo ormai al bivio e dobbiamo decidere se
- rimanere negli USA
- ritornare in Italia per registrare il matrimonio e poi tornare negli USA
- ritornare in Italia per registrare il matrimonio e restarci.

Nei prossimi avvincenti post, che saranno di grande utilità per chi sta pensando di trasferirsi negli USA, faremo un po' un sunto dei pro e contro e racconteremo quali sono gli ostacoli burocratici da affrontare e come superarli. Conosceremo finalmente Aki, il cane che ha fatto la cacca in tre continenti diversi e la sua incredibile storia.

Restate quindi sintonizzati, pare proprio che leggere l'evolversi di questo blog sarà più avvincente di un'esibizione di Renato Zero a Sanremo.


giovedì 18 febbraio 2016

La motonave a Honduras: HONDURAS: E' FATTA!!!



"Terra, terra!" grida il contadino svegliandosi di soprassalto nel suo podere. D'altronde il podere logora chi non ce l'ha. Ed è proprio il nostro caso.
Pugnammo per mille tempeste, impavidi e satolli, sol per raggiunger gli agognati atolli.
Honduras, Honduras, trovassi una parola che fa rima con te sarei un uomo felice.
Non la trovo, ma trovo te, alfine.
Mi risveglio poeta, felice d'esser vivo e grido agli ignari texani queste parole. Loro non mi sentono perché sono impegnati a sparare in aria, essendo texani.
La fiera dei luoghi comuni, il biglietto è gratis e siamo tutti invitati.
Situazione: abbiamo circa 6 ore sulla terraferma e tutte le navi da crociera sono attraccate in quel momento. Questo vuol dire che verranno scaricati circa 18.000 turisti che in circa 6 ore decideranno cosa fare tra le seguenti opzioni: escursioni a Tusaidove, visita guidata di Salcazzo, tour fotografico del NoTeCreo.

Oppure niente, c'e' una spiaggia lì vicina che ci arrivi a piedi.

Considerando che le escursioni costano dai 100 dollari in su, optiamo per la spiaggia vicina a piedi.
Noi e circa altre 17980 persone. Le altre 20, ovviamente, restano sopra la motonave.
E qui già vedo sorridere il vero turista intrepido e dire "Eh, l'avevo detto. Turismo di massa, ignobile"

L'organizzazione delle crociere, riuscirà a reggere 17980 persone in circa 4 spiagge?

La risposta, ovviamente, è sì, ma vorrei darla utilizzando una una fiaba che leggevo sempre da piccino. Si chiamava tipo "I 7 piccoli indiani Sioux". Visivamente ce l'ho ancora davanti agli occhi, perché l'ho letta mille volte. Purtroppo non trovo nulla sul google collegato a quel librino, ma quello che succede a noi è sostanzialmente la stessa cosa.
All'approdo ci sono subito 4 negozi di diamanti, e quindi le prime 2980 piccole signore indiane sioux le perdiamo lì.
Subito dopo ci sono negozi di liquori duty free, e qui perdiamo 4000 piccoli texani indiani sioux.
Restano 11.000 piccoli indiani turisti sioux, uno dietro l'altro.
C'e' una accoglienza folkloristica con canti e costumi tipici e perdiamo circa 2000 piccoli indiani sioux curiosi delle etnie, che si fermano. Restiamo 9000 piccoli indiani turisti sioux, e a questo punto c'e' da camminare circa 5 minuti ancora per raggiungere la spiaggia.
Questo scoraggia 3000 piccoli indiani turisti sfaticati sioux.
Prima della spiaggia ci sono due bar con le birre tipiche del luogo, happy hour, 5 dollari a bottiglia (che è una bazza, sia per la vita da motonave, sia per la vita normale statunitense).
4000 piccoli indiani turisti sioux si fermano al bar e probabilmente sono ancora lì.
I 2000 che restano si accomodano sulle spiagge che sono attrezzate esattamente per 2000 persone.
E intendo ombrelloni, sdrai, musica, acqua incontaminata, caldo della madonna.
Ci sono toilette ogni 300 metri, distanza calcolata con sapienti algoritmi da tennici ingegneri dato che è la minima tollerabile per gente che mangia e beve 24 ore al giorno.
Non essendo avvezzi alle comodità ci sdraiamo in riva al mare, e fa un caldo terrificante.
Da umarell milordino maigoduto quale sono mi piace fare una breve cronistoria dei miei stati d'animo in Honduras:

- che posto incantevole - che paradiso, che bello il caldo venendo dal freddo di Houston. Bisognerebbe davvero vivere qui, altro che Miami!
- (35 minuti dopo) ma non è troppo caldo per le 11 di mattino?
- (45 minuti dopo) ma è sempre caldo così qui o abbiamo trovato una giornata leggendaria?
- (55 minuti dopo) sto caldo mi ha rotto le balle, ma come fa la gente a vivere qui?


Per ovviare ce ne andiamo a fare un bagno. Noi e altri 1998 piccoli indiani turisti sioux. Tutti nello stesso momento. E qui devo dire che il turismo di massa rivela il suo lato peggiore.
Anche perché in acqua han tutti la faccia che il più discreto sta pisciando.

Dopo 3-4 ore di vita da spiaggia ce ne torniamo indietro, stavolta non per la strada normale, ma per un "sentiero natura" perché siamo avventurosi noi, mica siamo turisti di massa.
E niente, tutto ovviamente a prova di turista impedito, ma addentrarsi nella vegetazione dell'Honduras è veramente appagante. A metà percorso incontriamo un texano incazzato (sai che novità!) che ci dice "It's useless, it's a dead end", come a dire è inutile, la strada è chiusa.
Continuiamo perché siamo italiani, e facciamo sempre finta di non capire.
E troviamo l'uscita, che è visibilissima, che è esattamente dove deve essere e che porta direttamente alla motonave.
Resterà sempre, nei nostri cuori, il mistero del texano smarrito che non si sa cosa stava cercando.
Una volta arrivati sulla motonave notiamo che sono tutti ad abbuffarsi come se non ci fosse domani e come se non mangiassero da 4 giorni, e ci uniamo ovviamente con entusiasmo.
Proprio così, 4 ore di lontananza dalla vita di crociera è veramente troppo, si narra che c'e' gente che è morta di stenti mentre si strascinava cercando di agguantare un'aletta di pollo fritta, ma non ce l'ha fatta.

Sul fare della sera tutte le motonavi ripartono all'unisono, mentre il nostro ristorante per l'occasione propone una serata vegetariana. 

Ed è subito seitan.



lunedì 15 febbraio 2016

La motonave a Honduras: MARE FORZA PEPI



Fortunatamente mia moglie mi conferma che il capitano ha detto ha detto che la motonave "E"' in grado di sopportare queste condizioni. La motonave è in grado, i passeggeri vedremo.
Scopriamo dalla televisione che il mare è forza pepi, che è un livello di guardia che si raggiunge solo quando le onde diventano così alte che sembrano sfiorarti le orecchie per cantare il tuo nome. Accendiamo la tv (al momento non è salutare camminare per la nave, si tende a sbattere dappertutto) e scopriamo dal bollettino di bordo che il mare è forza 8, qualunque cosa questo significhi (maledetto google che non funzioni sulle motonavi!) e che le onde sono alte circa 5 metri.
Quindi riassumendo il problema delle elementari: un grattacielo che viaggia alla velocità di 20 nodi (qualunque cosa significhi, maledetto google che non funzioni) su un mare forza 8 è l'equivalente di 150 Pastamatic, che essendo equivalenti alla forza di 100 braccia, fa circa 15.000 braccia che ti scuotono in maniera energica.
E come dice la ricetta, impastate per circa 12 ore o finché il passeggero scompare.

Ad ogni modo, non ci perdiamo particolarmente d'animo (per le prime 3 ore, dopo un po' di abbassamento di balle si verifica) e decido, per fare l'uomo borioso che vive in spregio dei pericoli della natura, di andare sul ponte per vedere se fanno ancora le patatine fritte.

Sballottolato per i corridoi, non prendo l'ascensore (perché non riesco a centrare l'entrata) ma faccio le scale. La situazione è piuttosto buffa... il cervello dopo 4-5 ore, tende ad abituarsi a tutto, e quindi anche il camminare diventa più spedito. Arrivato sul ponte mi sento un eroe, pronto a piantare la bandierina di Balanzone sull'albero maestro. Sono l'unico cliente.
Il personale della nave invece arranca, ma è al suo posto. L'omino che fa le patatine fritte è lì, intirizzito e un po' pallido... mi avvicino quasi con vergogna (anzi, con vergogna!) e dico se ci sono delle patatine fritte ecco io mi sa che le mangiavo volentieri.
Con un gran sorriso me le allunga (che traduco un po' come "almeno non sto qui per l'anima del cazzo") e le prendo. Tutto fiero torno in stanza e porto le patatine, come a dire guarda questi italiani che tempra e che coraggio. Racconto della nave deserta e immaginando tutti i vecchini terrorizzati dalle mareggiate decidiamo di andare al ristorante, che c'è la lobster night.
La lobster night è quando ti servono l'aragosta e puoi averne quante ne vuoi.
Sballottati per i corridoi ci facciamo largo in un deserto d'anime fino al ristorante.
Ed eccoli lì.
Tutti i vecchini e dico tutti i vecchini, sono seduti lì.
Anche quelli sulla carrozzella.
Sballottati da una parete all'altra, scivolando dalle sedie ma tenendo eroicamente in mano la forchetta e nell'altra una coda di astice,  ci guardano con aria di sfida come a dire "Potrebbe essere l'ultima aragosta, deve venire giù la Madonna e togliermela dal piatto, e anche in quel caso non è detto che ci rinuncio. E tu giovinastro, che non rispetti niente, è inutile che la ordini, non la apprezzeresti come noi".
E' la vita della motonave, vecchini contro giovinastri, un duello che si rinnova ad ogni approdo.
Sopraffatti da tanta grinta, torniamo in stanza.
Come già accennato, c'e' una televisione per casi come questi. Il problema è che la programmazione è ciclica, nel senso che per 7 giorni danno sempre gli stessi film. La congiunzione astrale, o sfiga, se preferite, fa sì che durante la tempesta vengano proiettati film inguardabili o vecchissimi. In uno c'e' una tizia che va matta per Jane Austen e spende tutti i suoi risparmi per andare a vivere in un posto dove viene ricreata l'atmosfera dei suoi romanzi.
Su un altro, televendita di diamanti. Su un altro, asta di diamanti.
Su un altro, Cenerentola. Su un altro, Paddington. Su un altro La ragazza con l'orecchino di Perla. Su un altro Notte al Museo 3.
Qual è la particolarità? Che non c'e' un palinsesto, quindi ti piazzi a guardare un film, sperando che stia per finire e sperando che quello nuovo sia bello. Per questo ti vedi almeno 3 volte il finale ogni film. Tra l'altro se qualcuno ha mai visto Notte al Museo 3, sa che il finale è una cosa noiosissima, tipo 15 minuti di ringraziamenti e abbracci, che se non hai visto nessuno dei tre film, fai veramente fatica a capire perché si abbracciano.
Comunque. Tra un film e l'altro c'e' sempre la pubblicità dello chef della motonave, che si bulla delle sue nuove ricette pensate appositamente per noi clienti e continua a dire quanto è eccelsa la sua zupp'de'pesc. Che è un brodino con due topi morti, a giudicare dalle immagini, ma fortunatamente al buffet si è mai vista.
Guardiamo il film di Jane Austen, e la scelta è una benedizione, perché dopo 84 secondi netti mi addormento, per risvegliarmi la mattina successiva, con il mare che è una tavola piatta e l'Honduras pronta ad accoglierci.

venerdì 12 febbraio 2016

La motonave a Honduras: ANDANTE, LIEVEMENTE MOSSO




Non credete a quelli che dicono che una crociera è noiosa ed è piena di turisti che fanno cose di massa. E' semplicemente una vacanza organizzata molto bene, che ti evita ogni contrattempo che tu possa immaginare.
Ti fa fare scali in posti bellissimi e ti organizza le escursioni per vedere le cose più famose. 
Non lo vuoi fare perchè tu sei un turista di quelli duri e puri, perchè ti ritieni migliore di tutti, perchè hai visto l'alba sull'Himalaya dopo essere salito a piedi nudi e tutto il resto (divertimento, passare tempo con la gente, rilassarsi) ha perso di valore?
Semplice, fai una crociera e quando arrivi in Jamaica e ti spiegano l'itinerario, e ti dicono chiaramente di andare a sinistra, vai a destra. Vedi cosa succede. 
Ritrovi subito quella dimensione del turismo che tanto cerchi, l'avventura, il trovarsi veramente immerso nella vera cultura jamaicana. 
Finisci in un viottolo frequentato da veri jamaicani, che capiscono che hai sbagliato la deviazione e riconoscono la tua nazionalità dall'odore. Senza voler esser razzista, ma capiscono che sei italiano, di Bologna, quartiere Santa Viola. semplicemente dalla tua maglietta. 
Noi apparteniamo alla categoria di turisti che sbagliano veramente, andando a sinistra invece che a destra, ma fortunatamente sono ancora qui a raccontarlo :)

Ma a parte questo, la vita in crociera prosegue deliziosamente.
C'e' sempre qualcosa da fare, dalla vendita di gioielli, all'asta per i gioielli, allo spettacolo di dimostrazione per i gioielli (target di clientela medio alto, immagino).  Ci sono spettacoli per insegnarti a scolpire il ghiaccio (attività tipica dei Caraibi), ci sono dimostrazioni di agopuntura, gare di tuffo di pancia (fantastica, praticamente dai il voto a chi si fa più male). 
Ogni sera c'e' uno spettacolo a teatro, teatro che ha una capienza di circa 3000 vecchini seduti e 0 vecchini in piedi (ai vecchini non piace stare in piedi, cercheranno un giovinastro che deve cedere il posto, come in autobus, perchè i giovinastri non rispettano più niente, anche se sono come me, che rispetto tutto). 

A noi tocca addirittura un ex Beach Boys, tale Steve Moris, molto divertente e bravo, che ci intrattiene per 2 serate, mentre per altre due serate le locandine annunciano il famoso attore del film Boyhood, Tom McTigue. Non ho visto il film Boyhood, quindi ho dovuto aspettare di avere una connessione Internet decente per verificare. Effettivamente compare nel cast, se avete la pazienza di arrivare alla quinta pagina. 

Nelle altre serate ci sono dei Musical, uno speciale su Elton John, mentre sugli altri ponti della neve ci sono due violiniste russe che si esibiscono dalle 6 alle 8 ore sui tacchi, suonando una sorta di musica classica elettronica che agevola il già facile sonno degli anziani, e sono molto brave. 
Una sera le abbiamo incontrate al buffet vestite finalmente con le pantofole di Hello Kitty e ricevevano complimenti da tutti, ma loro avevano una faccia di qualcuno che si è imbarcato per sbaglio ed era convinto invece di andare a suonare a Broadway.  
C'e' inoltre la tv in camera e al quarto giorno di trasmissione ininterrotta dell'antico telefilm "The Love Boat" realizziamo che la Princess Cruise, la nave su cui ci troviamo, è proprio quella di "The Love Boat".
Che emozione indescrivibile avrei provato, se avessi mai guardato lo show "The Love Boat".
Ma non avendolo mai guardato accogliamo la notizia come la mucca che guarda il treno. 
L'atmosfera è veramente bella, si mangia, si fanno brevi escursioni, ci sono piscine idromassaggio con acqua calda qui e là, dopo si rimangia, si ridorme, si prende il sole, si rimangia, si ridorme, si restituisce il sole.
E proprio mentre ci godiamo il quarto meritato riposo dalla giornata dedicata a mangiare, mi sembra che, nella nostra stanza all'estrema estremità del dodicesimo ponte, tutto si stia animando. 
Nell'ordine, gli abat-jours cominciano a inclinarsi pericolosamente in avanti. E' poi la volta dell'armadio, con le grucce che cominciano ad andare da sinistra a destra in maniera sempre più violenta. E' poi la volta del sinistro "tin" che fa l'anello di sicurezza sbattendo contro la doccia, ad intervalli sempre più vicini, come la bambina di Poltergeist quando conta gli intervalli dei tuoni. 
Trovandoci esattamente nel mezzo del Golfo del Messico, e non avendo approdi prima di 30 ore, la cosa può preoccupare il classico bolognese abituato a navigare tenendo sempre a Nord la collina di San Luca e ad Est l'Ospedale Maggiore. 
Il silenzio viene interrotto dall'annuncio del capitano che dice "Gentili amici, non preoccupatevi". Ora, quando a me dicono di non preoccuparmi, è proprio quando mi cago addosso.
"Stiamo per attraversare un tratto di mare molto agitato, ma la barca è/dovrebbe essere in grado di sopportare queste condizioni, che perdureranno per circa 12 ore". 
Essendo l'annuncio proferito in un inglese disturbato da scariche elettriche chiedo a mia moglie "Ma ha detto è o dovrebbe?".

CONTINUA NELLA PROSSIMA PUNTATA

mercoledì 10 febbraio 2016

La motonave a Honduras: ALL YOU CAN EAT

E intendo proprio ALL!
Ritardo del post dovuto al fatto che stavo vivendo l'interessante speciale "Dried tomato tortellini with tomato sauce" di cui accenneremo in futuro.

Nel frattempo retrocediamo di uno step. Al controllo passaporti della motonave il tizio ci guarda con l'aria sconsolata e dice "First time on a cruise?". E noi "Yes" come a dire siamo nudi, davanti al plotone, spara.
E aggiunge "Oh, you picked a cabin that's near the show sector, but it's very far from the food".
Come a dire, per i non anglofoni, oè pirlotti, siete lontanissimi da quello che veramente conta in una crociera, il cibo. E siete vicino agli show che non interessano a nessuno, perchè qui si mangia e non si scherza.
Ora io sono ansioso, di mio.
Comincio a immaginare le distanze.
15 minuti di distanza all'ascensore, 5 minuti di ascensore, poi altri 10-15 minuti per trovare i ristoranti/cibo. Nel complesso circa 35 minuti.
Ora se non sei a digiuno da 6 giorni, mi sembra sopportabilissimo... però io sono anche uno che si accontenta.
Saliamo sulla motonave, raggiungiamo il 12esimo ponte, la nostra stanza in fondo al medesimo (dove ci sono già i bagagli): posso dire? pur essendo nella fascia economica, la stanza è stupenda, grande, con tutto, pulita. Il posto migliore dove abbiam dormito finora, e ne abbiamo veramente bisogno!
Ovviamente la voglia di curiosare è tanta, quindi abbandoniamo la stanza e ci prepariamo a un lungo trekking per il cibo. Evitiamo l'ascensore pieno di anziani che ti guardano come a dire "la peggior vacanza della mia vita, son qui e l'ascensore non arriva" e facciamo le scale (circa 1 minuto e mezzo per raggiungere il 15esimo deck). 30 secondi di corridoio e siamo fuori, dove veniamo subito accolti da una gang di maniaci cinesi che fa pizze dalle 11 del mattino alle 11 di sera.
Questa era la nostra impossibile distanza dal cibo. Circa 2 minuti.
La vita sulla motonave è così, tutti gli agi che puoi avere, tutta gente che si lamenta per cose che non riesci neanche a immaginare.
Parliamo della pizza? La pizza è buona, per gli standard americani: l'impasto è tipo quello della pizzeria del carrefour dove non riesci mai neanche a avvicinarti tanta è la gente, il pomodoro è un tomato sauce senza nè arte nè parte.
Il formaggio. La nota dolente, al solito, è il formaggio. Tutti i formaggi sulle pizze americane hanno una consistenza e un sapore mai uditi in natura. Non ho idea da che animale provenga, minimo è OGM, ma talmente OGM che a momenti sfora nella successiva categoria, che non so quale sia.
Di fianco alla pizza c'e' il banco degli hamburger, che sforna hamburger e patatine fritte dalle 11 di mattina alle 10 di sera.
Questa è la parte "time limited". Poi c'e' la parte 24x7, cioè i ristoranti sempre aperti. Avete presente quella puntata dei Simpson in cui Homer finisce in una casa da sogno con servizio 24x7 e dice "E se mi viene una vogliuzza pazzuzza di costolette alle 3 del mattino posso averle?"
Una crociera è la risposta a questa eterna domanda. E la risposta è "SI!".
Ci sono 3 ristoranti a buffet, aperti a turno dalle 5 del mattino alle 11.30 di sera. E qui i vecchini van su tutte le furie, perchè dalle 11.31 alle 4.59 son scoperti. Per questo c'e' un bar al settimo piano che è sempre aperto, ma è un bar con insalata di pesce, panini, tramezzini, tutti i dolci (una buonissima New York Cheesecake). Oltre a questo ci sono due ristoranti, di lusso, con accesso libero dalle 17 alle 23.
Vuol dire che ci vai, ti siedi, hai 15 camerieri  a tua disposizione, un menù con una decina di antipasti, 5 main dish che cambiano ogni 45 minuti, tutti i dolci che puoi immaginare.
Puoi ordinare lo stesso piatto 5 volte di fila e loro ti sorridono. Sono tutti cordialissimi in crociera.
Io ovviamente diffido perchè sono un party pooper, ma anche perchè ho visto cosa faceva Brad Pitt alle zuppe in Fight Club.
Ad ogni modo mi vado dilungando e devo ancora dire del cibo.
Il cibo è veramente buono, finalmente per una settimana mangeremo qualcosa di decente, anche perchè il management della cucina è tutto italiano.
Nel mio primo pomeriggio assaggio un ottimo pollo cacciatora e anche tortellini pasta. Tortellini pasta lo faccio soprattutto perchè è gratis e per descrivere nel blog le mie emozioni.
Tortellini sono esattamente quelli della Buitoni se li compri all'Esselunga, quindi ovviamente non sono tortellini (lo sono nella forma, ma dentro la sacca c'e' la polvere, come da tradizione) ma restano comunque diverse spanne sopra la cucina media americana.
Finiamo di mangiare al self service e andiamo al ristorante, dove gustiamo una ottima serata a tema cucina di New Orleans. La foto che vedete nel piatto è un crawfish, sono gamberettini deliziosi di fiume, cucinati con riso basmati e una salsa piccantina che è la sua morte.
E' a questo punto che capisci che anche il posto più bello del mondo, ovvero la motonave da diporto, è un'inculata.
Perchè vado con la mia sequela di pensieri -

Mangio la pizza - "voglio una birra"
Mangio pollo cacciatora mit tortellini pasta- "voglio un bicchiere di vino rosso torinese"
Mangio il crawfish - "voglio un bicchiere di vino bianco avellinese"
Mangio il cheesecake "voglio un whisky"

Il cibo è gratis, ma gli alcolici no. Quindi comincia la dicotomia del "eh, no... non mi faccio mica fregare dalle voglie". Questo ovviamente sono solo io.
Appena salito infatti tutti i vecchini avevano già in mano un margarita guardandomi con il sorriso come a dire "Siam murati di pilla e questo potrebbe essere il nostro ultimo... tu risparmia che non si sa mai quando scendi ...sei pur sempore un senzatetto Riserva e hai ancora una quarantina d'anni da patire, minimo".
Nella mia testa questi discorsi sono veri, quindi comincio senza motivo una grande battaglia per temprare la mia già estrema volontà.
Riuscirò a resistere 7 giorni mangiando di tutto e senza toccare un alcolico?

Lo scopriremo nelle prossime puntate, se mi farete la grazia di essermi ancora sodali.